Il personale della centrale nucleare di Fukushima è a rischio depressione e addirittura di morte per sovraffaticamento. L'allarme viene da Takeshi Tanigawa, un medico che oggi ha visitato alcuni dei lavoratori che da oltre un mese cercano di mettere qualche pezza nel disastro dell'impianto atomico.
I tecnici, oltre a lavorare in condizioni estremamente difficili, sentirebbero il peso di una responsabilità morale del disastro e in molti casi hanno sofferto la perdita di familiari e delle proprie case. Senza contare l'ansia per le conseguenze dell'esposizione alle radiazioni.
In effetti la vita a Fukushima non è gaia: ogni giorno il personale, concluso il turno di lavoro, esegue il processo di decontaminazione e viene trasferito per la notte all'altra centrale di Fukushima Daini, a 10 Km di distanza. I tecnici dormono sul pavimento di una palestra, con solo un tatami e un sacco a pelo. Anche la dieta non alza il morale, composta quasi esclusivamente da cibi secchi e inscatolati, per evitare la contaminazione nei prodotti freschi. A parte i dirigenti il personale lavora in turni di quattro giorni a cui seguono due giorni di riposo. Indossano costantemente le tute di protezione e nei giorni di lavoro non possono neppure fare una doccia.
Il Dottor Tanigawa ha effettuato trenta interviste, riscontrando che i lavoratori non sono stressati solo per la pressione e la responsabilità, ma anche perché i familiari li spingono a non andare al lavoro. Inoltre quasi tutti sono residenti nella fascia di evacuazione di 20 Km attorno alla centrale e anche coloro che non hanno subito lutti o danni gravi hanno grandi incertezze sul loro futuro.
Sul fronte della sicurezza sembra che il governo intenda elevare il limite di esposizione alle radiazioni fino a 500 millisievert l'anno per i tecnici degli impianti nucleari. La soglia, originariamente di 100 millisievert, era stata già portata a 250 dopo l'incidente di Fukushima. Negli USA l'esposizione massima ammessa per i lavoratori degli impianti nucleari è di 50 millisievert l'anno.
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