Mentre il governo giapponese allarga il perimetro delle zone proibite e annuncia l'evacuazione di altre diecimila persone qualcuno comincia a pensare alla bonifica dei terreni contaminati. La prima mossa non è particolarmente tecnologica: piantare girasoli.
I girasoli sono piante a rapido accrescimento che producono in pochi mesi una grande massa vegetale. E sono ghiotti di cesio, che ha caratteristiche simili al potassio, usato comunemente come fertilizzante. I girasoli assorbono il cesio radioattivo dal terreno. Anche a Chernobyl si provò ad utilizzarli per questo scopo.
Una equipe di ricercatori della Japan Aerospace Exploration Agency guidata dal professor Masamichi Yamashita sta lavorando al progetto. I girasoli dovranno essere piantati adesso e raccolti in autunno, quando saranno saturi di cesio radioattivo. Non potranno essere bruciati, altrimenti il minerale si diffonderà di nuovo in atmosfera. Nei piani del team del professor Yamashita le piante dovranno essere decomposte con l'aiuto di batteri ipertermofili, gli stessi utilizzati nei processi di digestione aerobica delle centrali a biomasse. Al termine del processo di decomposizione la massa vegetale è ridotta all'1% del raccolto, rendendo la quantità di materiale radioattivo molto più semplice da maneggiare. Naturalmente nessuno è in grado di valutare l'efficacia dei girasoli in termini quantitativi, ovvero fornire stime su quanto siano in grado di ridurre la contaminazione del terreno.
I ricercatori hanno anche invitato la popolazione e le scuole a piantare girasoli nei giardini e nei cortili, anche per simboleggiare la rinascita di Fukushima. Sarà dura.
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