Secondo il premier la moratoria nucleare del governo è solo strumentale e serve a far passare del tempo, cosi gli Italiani "si tranquillizzano". Ma cone stanno andando le cose in Giappone dopo più di un mese e mezzo?
Nella foto un gruppo di operai asporta lo strato superficiale del terreno nei pressi della scuola di Koriyama, a 70 Km dalla centrale disastrata. Anche a queste distanze sembra necessario proteggere la popolazione dalle radiazioni.
Le ultime proiezioni del governo giapponese indicano che per almeno un anno le radiazioni resteranno molto superiori a quanto consentito in una vasta area. Ad esempio nella città di Akogi Kunugidaira, che si trova 24 Km a nord ovest della centrale, si prevedono 235 millisievert di esposizione nell'anno che parte dall'11 marzo scorso, il giorno dell'incidente. Il calcolo dell'esposizione viene fatto considerando otto ore all'aperto e 16 all'interno di una casa in legno, tipica della zona, dove le radiazioni si riducono del 40%. La dose massima annuale di sicurezza è di un millisievert.
Le radiazioni superano il limite di guardia anche in zone non evacuate. La città di Fukushima, che ha quasi 300.000 abitanti, secondo i calcoli dovrebbe ricevere 20 millisievert in un anno. La contaminazione quindi è estesa su un area molto vasta e gli effetti potranno essere valutati solo tra molto tempo.
Il pesce e alcuni vegetali a foglia come gli spinaci mostrano valori di cesio e di iodio 5-6 volte superiori al consentito. All'interno della centrale i valori sono ancora talmente alti da impedire il lavoro dei tecnici in molte zone. La situazione più grave sembra essere quella del reattore 1, dove si continua a pompare acqua per mantenere basse le temperature ma la pressione interna si riduce, probabilmente perché l'acqua fa condensare il vapore prodotto dal riscaldamento. Ridurre la pressione sembrerebbe una buona notizia, ma non è così. Se la pressione scende sotto un atmosfera c'è il rischio che entri aria dall'esterno, aumentando la possibilità di una esplosione causata dall'idrogeno. Impossibile impiegare personale per le operazioni: all'interno dell'edificio del reattore 1 il 26 aprile sono stati registrati ben 1.120 millisievert/ora, ovvero 28 sievert al giorno, una dose letale.
Un altro problema è quello dell'acqua altamente radioattiva. Deve essere estratta dai reattori e decontaminata, ma non esistono contenitori in grado di raccoglierla (si parla di un centinaio di miloni di litri, destinati a raddoppiare con il pompaggio che continua). La TEPCO, che gestisce la centrale, vorrebbe realizzare delle nuove vasche, ma ci vorranno mesi.
Tutto è ancora molto confuso, le informazioni sono frammentarie e i dati diffusi con ritardo e cautela, per non dire omissioni. L'unica certezza è che la crisi non è affatto risolta, né lo sarà a breve.
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