L'Europa regolamenta con occhiuta precisione questioni non esattamente cruciali, come la dimensione delle banane, ma lascia completa libertà agli stati membri sulle politiche energetiche, quindi anche sulle centrali nucleari.
La creazione di una autorità europea per la sicurezza nucleare è
una necessità. E visto che il governo italiano non sembra
interessato al problema (il ministro invisibile dell'ambiente sembra che non andrà neppure a votare al referendum), i
parlamentari europei del centrosinistra dovrebbero farsene
promotori. Austria, Irlanda, Portogallo, Polonia, Grecia,
Danimarca, Lettonia, Estonia, Cipro, Malta, Lussemburgo e Italia
non hanno impianti nucleari. Dopo Fukushima la Germania ha avviato
una exit strategy, come la extracomunitaria Svizzera.
Lunedì prossimo l'Italia dovrà confermare la sua scelta.
Una autorità comunitaria avrebbe un ruolo fondamentale nella
redazione dei criteri di sicurezza e nel controllo delle centrali,
coordinando gli stress test che il Consiglio Europeo ha
recentemente deciso di attuare nei 143 impianti presenti nella UE.
Potrebbe disciplinare il decommissioning di quelli in
dismissione ed elaborare piani preventivi di azione in caso di
incidenti. In collaborazione con i governi nazionali avrebbe la
possibilità di pianificare la gestione comune delle scorie, che oggi
ci palleggiamo da un paese all'altro. Sarebbe molto meno vulnerabile
dei singoli stati membri alle pressioni politiche e in grado di
fronteggiare la potente lobby delle multinazionali dell'atomo. E
dimostrerebbe la capacità dell'Unione di gestire problemi complessi,
proprio quello che tutti noi ci aspettiamo dall'Europa unita.
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