venerdì 8 luglio 2011

Oltre il rigassificatore

Il Consiglio Regionale delle Marche ha dato il via libera a un progetto di rigassificatore a mare proposto da API nell'ambito della propria raffineria petrolifera di Falconara Marittima, nei pressi di Ancona. Non insisto nel merito tecnico della questione, che può essere esplorato nel dettaglio utilizzando le risorse della rete. Mi soffermo invece sulla prassi politica di questa decisione, che merita attenzione.
Un ordine del giorno del consiglio provinciale di Ancona del 10 maggio e una mozione del consiglio regionale delle Marche del 17 maggio avevano ribadito il NO al rigassificatore. Tutti i comuni dell'area si sono espressi contro con l'eccezione di Falconara Marittima, che casualmente è governato dal centrodestra. Il governo regionale invece ha insistito per il SI e al presidente Spacca (foto) va riconosciuto di averci messo la faccia. Forse anche troppo. L'ultima settimana ha visto inserzioni a pagina intera sui quotidiani locali, interviste e comunicati su ogni testata, email inviate ai decisori politici, post torrenziali su facebook e sui blog.Tra i favorevoli, assieme al presidente e alla giunta regionale, ci sono i sindacati. Secondo la logica, piuttosto discutibile, che l'occupazione va garantita ad ogni costo, anche in un impianto obsoleto, improduttivo e inquinante come la raffineria di Falconara. Una struttura sostanzialmente senza futuro, la cui sopravvivenza artificiale è barattata da API con la costruzione del rigassificatore. E tra i favorevoli c'è anche Confindustria, a siglare una sorta di patto consociativo.
Il metodo applicato si chiama sindrome DAD: Decidi-Annuncia-Difendi. Ed è il contrario del buon governo. Il buon governo accetta il confronto, discute e argomenta. Lo fa con gli enti locali e con i portatori di interessi, con i cittadini e anche con i comitati. Invece la regione Marche ha scelto annunci e proclami, comunicati stampa e inserzioni a pagamento per giustificare le proprie scelte, senza contraddittorio.
Sulla reale necessità di un rigassificatore nel medio Adriatico, sulla sua sicurezza e sostenibilità ambientale si discuterà ancora a lungo. Resta l'amarezza per un processo decisionale verticistico, che ha ignorato il parere degli enti locali e la volontà della gente. Tutti gli sforzi del presidente Spacca e della giunta non sono stati dedicati all'ascoltare, ma al convincere. Notevole il concetto, ripetuto spesso, che il rigassificatore "non peggiora" la situazione di Falconara e di un territorio stressatissimo e degradato.
Quali saranno gli effetti di questa scelta politica? API sarà molto soddisfatta, ovvio. Oggi ha ringraziato con una pagina a colori su tutti i quotidiani locali. E ripresenterà in autunno il progetto di una megacentrale turbogas che appesantirebbe ulteriormente il carico di crisi dell'area. I sindacati hanno incassato promesse di posti di lavoro mantenuti. Ma che senso ha garantire lavoro in aziende in perdita e ambientalmente insostenibili? Sarebbe più lungimirante progettare una riconversione della raffineria, come del resto era previsto in un vecchio protocollo di intesa stilato tra API e regione Marche e largamente disatteso.
La raffineria, localizzata direttamente sul mare, è accanto a una grande caserma abbandonata e poco lontana da un imponente stabilimento Montedison dismesso, anche questo sul mare. Le tre strutture occupano un'area molto vasta che sarebbe la sede ideale di un grande progetto innovativo di sviluppo a scala almeno regionale, in grado di portare molta più ricchezza e occupazione della agonizzante raffineria, oltre a ripristinare il benessere dell'ambiente. Sarebbe il modo migliore di investire nel futuro delle Marche, non nella conservazione di un passato non sostenibile.
Ma la scelta è stata un altra. Una grande occasione perduta di riconversione e riqualificazione. Falconara Marittima, Ancona, Senigallia e tutto il territorio dovranno tenersi la raffineria per almeno altri dieci anni. Con in più il rigassificatore, che del resto non peggiora la situazione. Per un'area classificata ad "elevato rischio di crisi ambientale" un futuro non peggiore è una bella prospettiva.

2 commenti:

  1. Al di là dei cavilli tecnici del rigassificatore nei quali molti vogliono entrare: temperatura dellacqua, percentuale di cloro, distanza dalle case; 10, 30, 100 posti mantenuti ad operai per 1, 10, 100 anni... Il problema è che una provincia intera non può continuare a pagare un dazio così elevato in termini dimensionali, di posizione, di sicurezza... Ad una sola azienda le cui già misere promesse sono tutte da verificare. E una volta fatto il rigassificatore, ogni giustificazione di mancati impegni dovrà essere accettata, tantopiù con la regione socia e... complice. Abbiamo dovuto accettare la presenza della raffineria per decenni con la sola giustificazione dei posti di lavoro offerti... Ora questi non ci sono più e non ci saranno, è il corso della storia industriale che ce lo dice (come per il cantiere navale) quindi è il momento di smantellare definitivamente e riconvertire totalmente: aree di oltre 750.000 mq in riva al nostro mare, possono dare lavoro a molte più persone che i 20 operai del rigassificatore e i 200 di zavorra "promessi" per 10 anni per garantirsi il progetto. Non posso credere che qualcuno possa credere in questo progetto...

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  2. Non avevo finito...
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    Antonello Pietrarossi

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