Sono passati quasi due mesi da quando Anna Maria Bernini Bovicelli (46) è stata nominata ministro delle politiche europee. Il suo incarico è arrivato dopo otto mesi di vacatio ministeriale, visto che Andrea Ronchi si era dimesso il 15 novembre 2010.
Da Bernini sarebbe lecito aspettarsi molto perché è dinamica, estroversa e ambiziosa. Ma soprattutto perché questo è un periodo cruciale per l'Europa, impegnata a tracciare le linee guida per l'utilizzo dei fondi strutturali 2014-2020. La presidenza di turno polacca intende approvare un documento di indrizzo entro il 2011 e la presenza politica dell'Italia ai tavoli decisionali di Bruxelles è fondamentale.
Ieri la ministra Bernina ha presentato alla XIV Commissione della Camera dei Deputati il suo intervento programmatico che illustra le linee guida della politica di governo sui temi dell'Europa. Un discorso, purtroppo, molto deludente. Un discorso inadeguato e rappresentativo della incapacità del governo della destra di cogliere le opportunità e di progettare la ripresa del paese. Nel testo di Bernina molte banalità e frasi fatte, tipo "consolidare l'idea d'Europa", "sforzo corale" e altre locuzioni da tema di italiano di seconda liceo classico. Si registrano anche affermazioni contrarie a "direttori e iniziative bilaterali", lamentando evidentemente un mancato coinvolgimento italiano nelle decisioni importanti. Del resto come si può essere influenti restando otto mesi senza ministro?
Buio pesto sui temi dello sviluppo. La green economy non è citata. ICT e innovazione neppure. Sulla questione cruciale cambiamenti climatici/energia la ministra se la sbriga così:
Ma anche altre sono le sfide che impegnano l’Europa: da quelle legate alla lotta al cambiamento climatico,
da realizzare con misure condivise da applicare con determinazione, ma
senza compromettere la competitività del nostro sistema economico; alle
sfide relative agli approvvigionamenti energetici, che
devono essere stabili e sicuri, in un quadro comune;
Nessun accenno al pacchetto europeo 20-20-20 sul clima, dove siamo chiaramente inadempienti. Sull'energia si parla solo di approvvigionamenti, senza citare la produzione nazionale, le rinnovabili, il risparmio e l'efficienza energetica.
Il testo si dilunga poi in una lunare descrizione di fase ascendente e fase discendente, come se le politiche europee fossero appunto un corpo celeste, o magari solo un sasso lanciato contro il cielo.
Sulla questione cruciale dei fondi strutturali 2014-2020 c'è una frase in politichese stretto, praticamente vaniloquente: Si preannuncia una trattativa certamente delicata e complessa sulla
quale sarà necessaria una costante azione di raccordo fra le molte
amministrazioni interessate. Sarà altresì indispensabile definire, in
uno con la progressione del negoziato e delle trattative su temi sempre
più specifici, una posizione italiana coerente con i nostri interessi e
con gli obiettivi concretamente realizzabili.
In tutto il documento di Bernina la parola "ambiente" non compare, se non nel doloroso capitolo riservato alle infrazioni. Forse per deformazione professionale, la ministra avvocato spiega nei dettagli il problema del contenzioso e del precontenzioso tra Italia e Unione Europea. Bruxelles ha avviato 147 procedure di infrazione contro l'Italia e al primo posto ci sono proprio le tematiche ambientali, con 33 procedimenti.
Alla fine arriva l'inevitabile zuccherino: Da un maggior coinvolgimento dei cittadini nel processo decisionale e da
un più attento ascolto dei loro bisogni potrà venire un contributo di qualità al dibattito pubblico europeo. Ma certo ministro, il tema va sempre concluso con una affermazione ottimista. Questa è piuttosto banale, ma complimenti vivissimi per la nomina.
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