Il nostro tempo, l'evento organizzato da Pippo Civati con Debora Serracchiani a Bologna, è stato un successo. Molta partecipazione, molta copertura mediatica. Per Pippo era un passaggio importante, ad un anno dalla Leopolda. Prossima Italia dello scorso anno era stato concepito e costruito da Civati e dal suo gruppo di fedelissimi, ma il vestito confezionato da Matteo Renzi è stato così efficace da rendere il sindaco di Firenze il protagonista e Pippo il comprimario. Il successivo e progressivo distacco tra i due ha portato Renzi in un orbita centrifuga dall'apparato PD, mentre Civati ha scelto il percorso opposto. Ecco quindi la nuova coppia con Serracchiani, partner certamente meno complicato di Renzi e in grado di attirare attenzioni dall'establishment del partito, a cominciare dal suo mentore Franceschini.
A Bologna il gelido tendone allestito in Piazza Maggiore sfoggiava molte bandiere del PD e anche tra gli invitati si sono viste facce note e affatto innovative. C'era ad esempio Rosi Bindi, che certo non sarebbe andata lo scorso anno alla Leopolda e ha fatto un intervento imbarazzante. E poi Franceschini stesso (in platea), i presidenti regionali Errani e Rossi, quest'ultimo in passato ferocemente polemico con Pippo.
La scelta politica di Civati è chiara: schiodarsi dall'etichetta marginale dei rottamatori e acquisire una immagine mainstream, che permetta di inserirsi con autorevolezza nei processi decisionali. In questo la partnership con prezzemolina Serracchiani ha pagato. Senza di lei probabilmente né Bindi né Franceschini avrebbero fatto capolino.
L'operazione quindi ha funzionato, come dimostra la rassegna stampa. Io credo che Pippo Civati per il PD sia una risorsa straordinaria e sono molto contento che l'evento bolognese lo abbia in qualche modo sdoganato, togliendoli quell'aria irriverente, da discolo geniaccio. Sono altrettanto contento che la strategia de Il nostro tempo non abbia incentivato la pericolosa tribalizzazione in atto nel PD, anche se gli inviti a Bologna non sono stati universali, ed è un peccato.
Restano molte questioni insolute. Cominiciamo con Renzi, che ha promesso "il botto finale" per la sua iniziativa del prossimo fine settimana. A Firenze probabilmente ci saranno anche alcuni protagonisti di Bologna (non Rosi Bindi, ovvio). Se così sarà, a chi dovremo ascriverli? A nessuno, mi piacerebbe dire. Il PD per vincere ha bisogno di Renzi e Civati, di Gozi e Concia, di Zingaretti e Boeri. Anche di Serracchiani.
Il secondo quesito riguarda il rapporto con la galassia della sinistra e dei movimenti, sempre stato molto caro a Civati. Pippo ad esempio insiste da tempo sulla necessità di dialogo con l'elettorato grillino, che giustamente non demonizza ma considera un serbatoio a cui attingere. A Bologna le testimonianze in merito ci sono state, ma quanto è in grado di capitalizzare il PD su questo fronte?
Il terzo tema consiste nel verificare l'effetto di questi accoppiamenti sul popolo borderline a sinistra del PD, che resta irretito da Civati ma meno dal partner di turno, Renzi, Serracchiani o chi altro. Stiamo parlando di una porzione importante del paese, probabilmente decisiva. Al di la del meccanismo perverso e fallace del reciproco "mi piace" su facebook quanto consenso si può consolidare su un processo politico per un nuovo centrosinistra?
Tornando al Partito Democratico, la sua volontà di cambiare e recepire i fortissimi segnali che vengono da agglomerati come Prossima Italia e Insieme per il PD potrà essere verificato nel processo verso le prossime elezioni (speriamo davvero prossime), quando sarà in agenda il tema del limite dei tre mandati. Nel frattempo grazie a Pippo, che ancora una volta ci ha fatto pensare e divertire.
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