Sul piano operativo il compito principale della presidenza danese sarà quello di tirare le fila del programma finanziario 2014-2020, sul quale continua ad esercitarsi un dibattito "ampio e articolato", per dirla in politichese. Bruxelles conta sulla concretezza di Copenhagen per riuscire ad incasellare molte delle questioni ancora irrisolte, con l'obiettivo di approvare il pacchetto entro il 2012.
La Danimarca ci sa fare e questo tranquillizza l'Eurocrazia, che ricorda come la presidenza del 2002 di Anders Fogh Rasmussen portò alla definizione del grande allargamento del 2004, quando l'Europa arrivò a comprendere 25 nazioni. Del resto il nuovo primo ministro socialista danese Helle Thorning-Schmidt non aveva esperienze pregresse di governo prima di entrare in carica, ma ha un mandato di parlamentare europeo alle spalle. Questo potrebbe rivelarsi importante nei rapporti con l'Assemblea, alla quale il trattato di Lisbona assegna poteri equivalenti a quelli dei governi nazionali in settori cruciali come l'agricoltura, la pesca e il bilancio.
In Italia, malgré Monti, di questioni europee si continua a parlare pochissimo. Sostenibilitalia, nel suo piccolo, tornerà nei prossimi giorni sui temi della nuova presidenza danese.
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