giovedì 1 marzo 2012

Lucio Dalla, 1943 - 2012

Il ricordo più nitido che ho di Lucio Dalla è un viaggio in treno nel 1993. Lucio aveva appena pubblicato l'album Henna e la BMG aveva scelto un evento promozionale diverso dal solito, convocando la stampa su un treno, anzi IL treno per eccellenza. Così salimmo tutti sul mitico ETR 300 Settebello, che era già in disuso ma che le FS rispolveravano per qualche evento speciale. Avevo incontrato e intervistato Dalla varie volte, ma il quel viaggio parlammo a lungo seduti di fronte in una di quelle carrozze così anni '60. Diceva che gli ricordavo un personaggio di un film di fantascienza di cui non ricordo il nome. Alla fine mi fece una bella dedica su un CD.
La straordinaria carriera artistica di Dalla è durata 50 anni, di cui gli anni '70 sono la sintesi migliore. Mi riferisco in particolare ai tre album con i testi di Roberto Roversi (Il Giorno Aveva Cinque Teste (1973), Anidride Solforosa (1975) e Automobili (1976), soprattutto i primi due), a Come è Profondo il Mare (1977) e specialmente a Lucio Dalla, il capolavoro del 1979, l'album di Anna e Marco, L'Anno Che Verrà, Cosa Sarà, L'Ultima Luna, Stella Di Mare, Milano. Il disco perfetto. Il 1979 è l'anno anche di Banana Republic, il tour e il disco dal vivo con Francesco De Gregori che per la prima volta in Italia vedeva assieme due grandi cantautori, una operazione assolutamente innovativa.
Poi ancora molti successi, tra cui Futura (1980), la celebratissima Caruso (1986) e vari divertissement come Attenti al Lupo (1990) e Ciao (1999). Negli ultimi anni l'impressione era però di una certa stanchezza artistica, un prosciugamento della vena creativa, anche se certo Lucio non si è mai risparmiato, continuando a lavorare a mille progetti. Anche troppi, forse.
Condividendo con lui la condizione di calvo non ho mai capito la sua passione per le parrucche. Una volta glielo ho anche chiesto, ma ha glissato.

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