mercoledì 21 marzo 2012

Perché non andrò da James Taylor

Il primo album di James Taylor che ho avuto è Mud Slide Slim & The Blue Horizon, quello con You've Got a Friend. Preso in un negozio di dischi usati di Long Beach, a Los Angeles. Avevo 17 anni. L'ultimo è il live con Carole King di due anni fa, quando di anni ne avevo 54. Nel mezzo tutto il resto: i dischi attesi in negozio quando il corriere portava il pacco import dagli USA, le canzoni trasmesse alla radio, le prove infinite per imitare alla chitarra l'arpeggio di apertura di You've Gt a Friend. Insomma, JT ha avuto un ruolo cruciale nella mia educazione musicale e probabilmente anche in quella sentimentale.
James è in Italia da un pezzo, impegnato nel tour più lungo mai organizzato dalle nostre parti, in tutto 15 date. Domani serà sarà nel teatro della mia città e io non andrò ad ascoltarlo. Non ci andrò non perché ho altri impegni e neanche per i prezzi dei biglietti (dai 97€ delle prime file ai 40 della terza galleria). Non ci andrò perché non mi attira l'idea di vedere uno dei pilastri della mia educazione musicale suonare in un contesto ingessato e ipocrita dove nelle prime file, che ospitano in genere spettatori non paganti, saranno accomodati ufficiali delle forze armate, amministratori, dirigenti SIAE e altri presenzialisti che con James Taylor e la sua musica non hanno mai condiviso nulla. Non ci andrò forse anche perché James Taylor ha 64 anni, compiuti la scorsa settimana, io non molti meno e non mi piace il reducismo.
Domani sera resterò a casa. E metterò una canzone di James tra le mie preferite, una ballata triste da Dad Loves His Work del 1981. Her Town Too è cantata da JT assieme a John David Souther e parla di una donna che se ne è andata. A quei tempi James aveva appena perso Carly Simon e anche quel rubacuori di John David Souther stava lasciando Linda Ronstadt.
Buon concerto James, scusami ma è come se fossi lì. Anzi forse meglio. Perché, come scriveva Anne Sexton, nei sogni non si è mai vecchi.

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