domenica 29 luglio 2012

Niente arcobaleni a Taranto

La spinosissima questione dell'Ilva di Taranto è diventata l'ennesima querelle tra il presidente pugliese Vendola e il segretario dei Verdi Bonelli. Solo quattro anni fa Verdi, Rifondazione, PDCI e Vendoliani avevano costruito un cartello elettorale chiamato La Sinistra - L'Arcobaleno. I patti fondativi prevedevano una spartizione dei seggi parlamentari secondo quote prestabilite: 45% a Rifondazione, 19% a Verdi e PDCI e 17% ai Vendoliani. I patti non potevano prevedere il tracollo alle elezioni politiche del 2008, dove il neonato cartello non riuscì a superare la soglia di sbarramento né alla Camera né al Senato.
Da allora le strade di Verdi e Vendola sono sempre state più divergenti, particolarmente a Taranto. Alle amministrative della scorsa primavera Vendola sosteneva il sindaco uscente Stefàno, mentre Bonelli si candidava personalmente a primo cittadino e dichiarava "Vendola mi odia". Il presidente Nichi non si tirava indietro e ribatteva che Bonelli era "un avvoltoio". Al primo turno Bonelli ebbe quasi il 12% dei voti, molti più delle liste collegate, ma Stefàno vinse largamente il ballottaggio contro Cito Jr.
Il sequestro giudiziario ha ravvivato la polemica appena sopita. Ieri sul Corriere Bonelli ribadiva che Vendola "ha fatto finta di niente" e che il governatore della Puglia "è fuori dalla tradizione ecologista". Volano gli stracci.

Nella foto del 2009 il presidente Vendola inaugura a mani giunte con l'allora ministro dell'ambiente Prestigiacomo l'UREA, un impianto destinato a misurare le polveri sottili prodotte dall'Ilva.

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