domenica 6 aprile 2014

La metafora di Venezia e le navi da crociera

Due pagine di Repubblica di oggi sono dedicate a un racconto di Francesco Merlo sul ritorno delle grandi navi da crociera a Venezia, decretato da un'ordinanza del TAR del Veneto. Non lo trovate nella edizione on line del quotidiano, ma è un buon motivo per acquistare la copia di carta. Quando leggi un pezzo così capisci perché i giornali hanno ancora pieno diritto di esistere.
Merlo parte dalla decisione della giustizia amministriva, che ha imposto il ritorno delle navi mostro davanti a San Marco, vietato da una decisione del ministro Clini ai tempi del governo Monti. Il TAR ha contestato il provvedimento per l'indisponibilità "di praticabili vie di navigazione alternative a quelle vietate" e per "difetti di genericità e indeterminatezza" delle azioni del Governo. Partendo da questo atto Merlo arriva molto lontano, fino ad argomentare sulla definizione di "moderno" e a discutere la contrapposizione tra bellezza e consumo di massa. Lo spunto è il passaggio nel canale della Giudecca della MSC Preziosa, nave da 333 metri con 1751 cabine, la più grande d'Europa. Da questo parte una riflessione sul turismo mordi e fuggi delle crociere, sul superlusso presunto degli hotel a cinque stelle, sull'invadenza della modernità (che non è progresso), sulla vocazione al martirio dei crocieristi.
Del passaggio davanti a San Marco di questi palazzi a venti piani (la MSC Preziosa è alta 63 metri) resteranno solo le foto nei telefonini delle orde di crocieristi. Venezia dai ponti delle navi sembra una cartolina di cui non si comprende la fragilità, che del resto non sembra interessare neanche i giudici del TAR. Venezia e le crociere diventano metafora per una riflessione su concetti fondamentali come uso, residenza, modernità, memoria, rischio, sacrificio.

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