La stampa estera ha dato molto risalto al discorso pronunciato ieri da Matteo Renzi al Parlamento Europeo. Molto più di quanto accada normalmente all'insediamento semestrale della presidenza di turno. La "colpa" è in larga parte di Renzi stesso, che ha scelto una prolusione libera, senza testo scritto. Un discorso di vision, molto politico e abbastanza irrituale. "Il documento con il programma è stato distribuito, se volete potete leggerlo" ha detto il premier italiano in apertura, chiarendo che lui avrebbe parlato d'altro.
E di altro si è occupato nei diciassette minuti a sua disposizione. Oscillando tra i riferimenti pop di attualità e le citazioni colte, Renzi ha cancellato l'immagine delle ultima presidenza italiana, quella del secondo semestre 2003, presidente del Consiglio Silvio Berlusconi. Il modo di porsi di Renzi a Strasburgo, essenzialmente in linea con il suo personaggio, ha provocato reazioni e commenti. Non tutti positivi, certo. Nel dibattito Renzi ha anche subito tre interventi critici da parlamentari italiani di opposizione (Spinelli, Corrao e Borghezio). Il grillista Corrao è stato zittito da una domanda del rookie del PD Brando Benifei, alla quale non ha saputo rispondere. Spinelli vaga e noiosissima, Borghezio il solito impresentabile cialtrone. Renzi non ha replicato a loro, ma ha reagito duramente alle critiche del capogruppo del Partito Popolare Europeo Manfred Weber, che nel suo intervento aveva insistito sul consueto mantra del rigore e del rispetto dei parametri di debito. Il tono e gli argomenti della replica di Renzi hanno colpito il Parlamento e i media anche più del discorso iniziale, che pure secondo il New York Times si era chiuso con una standing ovation.
Ora il gioco si fa davvero duro, perché sarà compito di Renzi e dell'Italia dimostrare lo spessore politico della presidenza. Presiedere il Consiglio Europeo, cioè l'assemblea dei capi di stato dei 28 paesi membri, può ridursi ad un ruolo poco più che formale. Oppure diventare una straordinaria occasione per aumentare la propria visibilità e autorevolezza. La scommessa che si giocano Renzi, Mogherini, Gozi e l'Italia è questa.
E di altro si è occupato nei diciassette minuti a sua disposizione. Oscillando tra i riferimenti pop di attualità e le citazioni colte, Renzi ha cancellato l'immagine delle ultima presidenza italiana, quella del secondo semestre 2003, presidente del Consiglio Silvio Berlusconi. Il modo di porsi di Renzi a Strasburgo, essenzialmente in linea con il suo personaggio, ha provocato reazioni e commenti. Non tutti positivi, certo. Nel dibattito Renzi ha anche subito tre interventi critici da parlamentari italiani di opposizione (Spinelli, Corrao e Borghezio). Il grillista Corrao è stato zittito da una domanda del rookie del PD Brando Benifei, alla quale non ha saputo rispondere. Spinelli vaga e noiosissima, Borghezio il solito impresentabile cialtrone. Renzi non ha replicato a loro, ma ha reagito duramente alle critiche del capogruppo del Partito Popolare Europeo Manfred Weber, che nel suo intervento aveva insistito sul consueto mantra del rigore e del rispetto dei parametri di debito. Il tono e gli argomenti della replica di Renzi hanno colpito il Parlamento e i media anche più del discorso iniziale, che pure secondo il New York Times si era chiuso con una standing ovation.
Ora il gioco si fa davvero duro, perché sarà compito di Renzi e dell'Italia dimostrare lo spessore politico della presidenza. Presiedere il Consiglio Europeo, cioè l'assemblea dei capi di stato dei 28 paesi membri, può ridursi ad un ruolo poco più che formale. Oppure diventare una straordinaria occasione per aumentare la propria visibilità e autorevolezza. La scommessa che si giocano Renzi, Mogherini, Gozi e l'Italia è questa.
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