Un giovane padre ha ucciso a coltellate la figlia di 18 mesi, a pochi chilometri da casa mia. Episodi simili non capitano spesso, per fortuna. Ovvio che i media abbiano scavato il più possibile sull'evento. L'emotività della cronaca nera aumenta i click in rete e le copie vendute, particolarmente in estate.
Succede poi che sui social network le persone in qualche modo coinvolte direttamente (i conoscenti, i vicini di casa) lamentino l'esposizione mediatica, condannino la pubblicazione delle foto del padre assassino con moglie e figlia uccisa, rifiutino il presidio dei giornalisti sotto il luogo del delitto. Ma l'episodio fa notizia ed è seguito dal pubblico con la stessa morbosità di altri simili, da Cogne a Brembate. Sotto l'ombrellone si parla di questo e di Conte CT della nazionale. Se non fosse agosto Bruno Vespa ci farebbe un plastico, con i commenti in studio di Bruzzone e Crepet.
I giornalisti fanno il loro lavoro e facebook è diventata una formidabile image bank, da cui attingere senza avere bisogno di un liberatoria. Chi si scandalizza ha torto, e per garantirsi l'immunità dovrebbe cancellare tutte le sue foto sui social network. Oltre che ricordarsi che lo sdegno non può essere a intermittenza: le foto della giovane Gambirasio sono state per anni su ogni testata. Altrettanto è accaduto per le immagini del suo presunto omicida, e sottolineo presunto, con buona pace di quasi tutti. Invece quando la tragedia è locale scatta una sorta di sindrome NIMBY dal profilo macabro: i delitti possono succedere, ma non nel portone accanto. In quel caso i giornalisti diventano sciacalli e il fatto di cronaca andrebbe taciuto, sepolto per sempre. Poi la sera tutti davanti alla TV a guardare Chi l'ha visto e farsi i fatti degli altri, come al solito.
La chiosa è un articolo di oggi del Los Angeles Times, che torna sul suicidio di Robin Williams. Il pezzo, firmato da Andrew Klavan, è interessante. Klavan scrive che non è compito dei giornalisti dipingere un mondo migliore della realtà evitando le notizie sgradevoli. "Perché questo è il lavoro del giornalista: la storia. Il suo unico lavoro: raccontare integralmente la storia". Tutta la storia, anche i particolari sgradevoli. Anche che Robin Williams si è impiccato con una cinta dopo avere provato a tagliarsi le vene. Anche che un padre impazzito ha ucciso con cinque coltellate la sua bambina di diciotto mesi.
"Il meglio che possiamo fare è il giornalismo. Senza pietà, paure e favori" scrive Klavan. Secondo me ha perfettamente ragione.
PS Vorrei solo sapere cosa sono le "voci mistiche".
Succede poi che sui social network le persone in qualche modo coinvolte direttamente (i conoscenti, i vicini di casa) lamentino l'esposizione mediatica, condannino la pubblicazione delle foto del padre assassino con moglie e figlia uccisa, rifiutino il presidio dei giornalisti sotto il luogo del delitto. Ma l'episodio fa notizia ed è seguito dal pubblico con la stessa morbosità di altri simili, da Cogne a Brembate. Sotto l'ombrellone si parla di questo e di Conte CT della nazionale. Se non fosse agosto Bruno Vespa ci farebbe un plastico, con i commenti in studio di Bruzzone e Crepet.
I giornalisti fanno il loro lavoro e facebook è diventata una formidabile image bank, da cui attingere senza avere bisogno di un liberatoria. Chi si scandalizza ha torto, e per garantirsi l'immunità dovrebbe cancellare tutte le sue foto sui social network. Oltre che ricordarsi che lo sdegno non può essere a intermittenza: le foto della giovane Gambirasio sono state per anni su ogni testata. Altrettanto è accaduto per le immagini del suo presunto omicida, e sottolineo presunto, con buona pace di quasi tutti. Invece quando la tragedia è locale scatta una sorta di sindrome NIMBY dal profilo macabro: i delitti possono succedere, ma non nel portone accanto. In quel caso i giornalisti diventano sciacalli e il fatto di cronaca andrebbe taciuto, sepolto per sempre. Poi la sera tutti davanti alla TV a guardare Chi l'ha visto e farsi i fatti degli altri, come al solito.
La chiosa è un articolo di oggi del Los Angeles Times, che torna sul suicidio di Robin Williams. Il pezzo, firmato da Andrew Klavan, è interessante. Klavan scrive che non è compito dei giornalisti dipingere un mondo migliore della realtà evitando le notizie sgradevoli. "Perché questo è il lavoro del giornalista: la storia. Il suo unico lavoro: raccontare integralmente la storia". Tutta la storia, anche i particolari sgradevoli. Anche che Robin Williams si è impiccato con una cinta dopo avere provato a tagliarsi le vene. Anche che un padre impazzito ha ucciso con cinque coltellate la sua bambina di diciotto mesi.
"Il meglio che possiamo fare è il giornalismo. Senza pietà, paure e favori" scrive Klavan. Secondo me ha perfettamente ragione.
PS Vorrei solo sapere cosa sono le "voci mistiche".
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