sabato 13 settembre 2014

Primarie sempre e ovunque. Oppure no?

Ieri avevo postato con soddisfazione su facebook la foto di questo tweet di Matteo Renzi.Mi sembrava la migliore risposta a tutti i dietrologi che avevano interpretato la rinuncia di Matteo Richetti come un gesto forzato, a coloro che parlavano di "pressioni da Roma" per evitare le primarie. Le primarie in Emilia si faranno. E saranno primarie vere, perché oltre Bonaccini c'è un candidato di ottimo spessore come Balzani, che sta raccogliendo adesioni autorevoli.
Quando ho postato il tweet del segretario premier qualcuno mi ha scritto: "Perfetto. E allora perché non accade lo stesso in Toscana?". E altri mi hanno scritto: "Benissimo. Immagino succederà lo stesso anche nelle Marche". E qui si apre una questione complessa, che io ritengo centrale nella filosofia del "nuovo" PD. Lo statuto fondativo del partito prevede le primarie per tutte le cariche elettive apicali, quali sindaco e presidente di regione. L'articolo 18, primo comma dello Statuto del PD recita: I candidati alla carica di Sindaco, Presidente di Provincia e Presidente di Regione vengono scelti attraverso il ricorso alle primarie di coalizione. Certo, gli organismi politici possono decidere altrimenti, motivando la propria scelta. Ma come ne esce l'immagine del Partito Democratico?
In Toscana Renzi ha "endorsato" il presidente uscente Rossi (suo storico acerrimo rivale politico) e nessuna altra candidatura è stata proposta, a quanto mi risulta. Nelle Marche siamo nella palude. Nessun candidato ufficiale, nessun percorso stabilito. Il segretario regionale parla di "blindare l'unità del partito" ma non si sbilancia su come questo possa accadere.
Nel frattempo il sindaco di Fabriano Giancarlo Sagramola, candidato dalla direzione del PD alla presidenza della Provincia di Ancona, secondo la stampa sarebbe stato messo da parte per essersi dichiarato sostenitore delle primarie per la presidenza della regione. Decisione bizzarra, visto che le elezioni regionali 2015 non hanno nulla a che fare con la nomina di un presidente provinciale. E poi, ricordiamolo ancora, le primarie sono lo strumento fondamentale indicato nello statuto del PD per la selezione dei candidati alle cariche politiche apicali. Allora non si capisce quale sarebbe la colpa di Sagramola, che ha solo confermato quanto prevede lo statuto del partito.
Spero che questo corto circuito si risolva per il meglio. Se il gruppo dirigente del PD delle Marche vuole scegliere un candidato alla presidenza della regione rinunciando alle primarie previste dallo statuto del partito lo faccia, con una decisione politica trasparente e motivata. Indichi il candidato prescelto e le ragioni che lo rendono indiscutibile. Ricordando che in gioco c'è l'immagine del PD e del centrosinistra.

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