lunedì 17 novembre 2014

La parabola del potentissimo Corrado Clini


Ho conosciuto Corrado Clini nel 1999, quando il ministro dell'ambiente era Edo Ronchi. Clini era già da anni direttore generale del ministero. I ministri cambiano rapidamente: dopo Ronchi arrivò Willer Bordon, poi Altero Matteoli, poi Alfonso Pecoraro Scanio, poi Stefania Prestigiacomo. Clini resta sempre direttore generale. Caduto il goveno Berlusconi, Mario Monti nel novembre 2011 ebbe la bella idea di nominare Clini ministro. Un direttore generale che diventa ministro non è cosa di tutti i giorni. Il Corriere della Sera ricorda che Clini, come tutti i ministri, pronunciò la consueta formula «Giuro di esercitare le mie funzioni nell’interesse esclusivo della Nazione».
Dopo un anno e mezzo si va ad elezioni e il premier diventa Enrico Letta, che nomina ministro dell'ambiente Andrea Orlando. Incontro Orlando, appena nominato, a una assemblea nazionale del PD. "Spero che non rimetterai Clini a fare il direttore generale, dopo che ha fatto il ministro" gli dico. "Non posso fare altrimenti, era il suo ruolo" mi risponde. E Clini, come se tutto fosse normale, torna a fare il dirigente apicale del ministero.
L'inchiesta di Report è agghiacciante. La speranza è che molte delle cose di cui si parla non siano vere. Ma le prove, i numeri, i riscontri si stanno accumulando. Ed è terribile che nei corridoi del ministero dell'ambiente queste non sono rivelazioni. Off the record molti ammettono di sapere, di avere sempre saputo, che le cose non andavano per il giusto verso.
Quando riuscivo a parlare con Corrado Clini (perché non era facile incontrarlo, era "sempre in giro" come dicevano al palazzone del ministero sulla Colombo) cercavo di convincerlo a finanziare i processi urbani di sostenibilità, l'Agenda 21 locale, i piani di azione e il networking. Mi dava del tu e faceva il simpatico. Ci incontravamo alle COP, le conferenze ONU sul clima, a convegni ed eventi vari.
Nel biennio di governo Prodi il ministro Pecoraro Scanio mise in cantiere una serie di iniziative innovative e importanti, quali il fondo nazionale per lo sviluppo sostenibile. Clini detestava Pecoraro Scanio (ricambiato) e, quando il governo Prodi cadde, con la ministra invisibile Prestigiacomo ebbe vita facile ad annullare tutto, con Tremonti che reclamava indietro i fondi previsti in finanziaria per l'ambiente. Ai tempi di Prestigiacomo, in piena euforia atomica, Clini faceva dichiarazioni entusiaste decantando le virtù delle centrali nucleari. Poi per fortuna arrivò il referendum, e lui si concentrò su altre opportunità.
Chi ha speso tempo e passione su questi temi legge e ascolta costernato gli sviluppi giudiziari. Vedo su Report Jelena, da Podgoriça, che racconta i finanziamenti italiani in Montenegro. Ci conosciamo bene con Jelena, abbiamo passato anni nei tavoli della Commissione Mediterranea Sviluppo Sostenibile delle Nazioni Unite. Leggo e ascolto e la mente si perde lontano. Se solo un quarto di quanto si dice fosse vero questa storia sarebbe la pietra tombale di venti anni di politiche ambientali del governo italiano.



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