Oggi Sergio Cofferati (66) ha annunciato che se ne va dal PD, partito del quale è uno dei fondatori. La motivazione è la sua sconfitta alle primarie per la candidatura a presidente della Liguria vinte da Raffaella Paita (40), viziate a suo dire da un "voto inquinato". Sotto accusa l'intromissione tra gli elettori di elementi del centrodestra e il voto cooptato di immigrati.
Subito dopo l'esito delle primarie il PD ligure ha avviato una verifica attraverso la sua commissione regionale di garanzia, presieduta da Fernanda Contri (79), già componente del CSM e ministro nel governo Ciampi. Secondo i riscontri della commissione, che ha esaminato le 28 segnalazioni pervenute, le irregolarità riguarderebbero 13 seggi sui 300 totali. Si tratta di questioni varie, tra le quali: l'apertura del seggio in anticipo, la mancanza della firma del presidente di seggio su alcune schede, il fatto che un elettore del seggio (uno solo) non avrebbe pagato i due euro. Nei tredici seggi cancellati Patia aveva vinto in nove, Cofferati in quattro. Il riconteggio cancella 2204 voti a Paita e 1457 a Cofferati. Paita resta largamente vincitrice con 3.813 voti di scarto. Restano due seggi, Albenga e Certosa, sui quali lo staff di Cofferati ha presentato esposti alle procure. Su Albenga ha risposto a tono il segretario PD comunale: alle primarie di Bersani votarono 150 immigrati con 1300 votanti, questa volta 157 con 1600 votanti. Diffcile capire dove sarebbe l'anomalia.
Ma Sergio Cofferati non accetta il verdetto. Malgrado il regolamento delle primarie all'art. 4 dica chiaramente che ogni candidato "si impegna pubblicamente a sostenere il candidato vincente di questa competizione democratica e a non sostenere alcun candidato o progetto politico alternativo a quello del PD". Invece Cofferati e i suoi invocano "le regole" che il cinese per primo non rispetta, rifiutando ogni appoggio alla vincente Paita e dichiarando di uscire dal partito per "votare chi mi piace". Subito solidale con lui Rete a sinistra Liguria ("un laboratorio politico che riunisce partiti e società civile tra cui Lista Doria, PD area Civati, PdCi, PRC, Sel, Altra Liguria") che ha convocato per mercoledì un incontro nel quale probabilmente sarà presentata una lista alternativa.
Paita, che subito dopo la vittoria aveva dichiarato di non volere alcuna coalizione che non fosse decisa dal PD nazionale, ieri è intervenuta alla direzione rispondendo agli attacchi del civatissimo Andrea Ranieri, al quale aveva replicato anche il ministro Pinotti. Cofferati invece ha scelto il silenzio, preferendo annunciare la sua uscita dal partito stamatttina a Genova circondato dai suoi seguaci. Anche questo non è un segnale di rispetto delle istituzioni del partito e di grande desiderio di dialogo.
Sergio Cofferati ha avuto molto dal PD. Quando le primarie non esistevano era stato designato sindaco di Bologna e trangugiato dal fedele elettorato felsineo. Salvo poi risultare assolutamente inadatto al ruolo. "Non conosce neanche i nomi delle strade" mi disse un amico bolognese. Poi annunciò di non volersi ricandidare (nessuno peraltro glielo aveva chiesto) per ritirarsi con la nuova compagna a fare vita familiare a Genova, città della moglie. E Bologna fece un respiro di sollievo. Invece poco dopo si fece eleggere in Europa, e ricandidare nella primavera 2014. Della sua presenza a Bruxelles però restano poche tracce.
Cofferati non sa perdere. E comunque sarebbe stato un pessimo presidente di regione, come è stato un pessimo sindaco. Chiedete a qualunque bolognese. Adesso attendiamo a brevissimo le sue dimissioni da parlamentare europeo. Questione etica, come direbbbe lui.
Subito dopo l'esito delle primarie il PD ligure ha avviato una verifica attraverso la sua commissione regionale di garanzia, presieduta da Fernanda Contri (79), già componente del CSM e ministro nel governo Ciampi. Secondo i riscontri della commissione, che ha esaminato le 28 segnalazioni pervenute, le irregolarità riguarderebbero 13 seggi sui 300 totali. Si tratta di questioni varie, tra le quali: l'apertura del seggio in anticipo, la mancanza della firma del presidente di seggio su alcune schede, il fatto che un elettore del seggio (uno solo) non avrebbe pagato i due euro. Nei tredici seggi cancellati Patia aveva vinto in nove, Cofferati in quattro. Il riconteggio cancella 2204 voti a Paita e 1457 a Cofferati. Paita resta largamente vincitrice con 3.813 voti di scarto. Restano due seggi, Albenga e Certosa, sui quali lo staff di Cofferati ha presentato esposti alle procure. Su Albenga ha risposto a tono il segretario PD comunale: alle primarie di Bersani votarono 150 immigrati con 1300 votanti, questa volta 157 con 1600 votanti. Diffcile capire dove sarebbe l'anomalia.
Ma Sergio Cofferati non accetta il verdetto. Malgrado il regolamento delle primarie all'art. 4 dica chiaramente che ogni candidato "si impegna pubblicamente a sostenere il candidato vincente di questa competizione democratica e a non sostenere alcun candidato o progetto politico alternativo a quello del PD". Invece Cofferati e i suoi invocano "le regole" che il cinese per primo non rispetta, rifiutando ogni appoggio alla vincente Paita e dichiarando di uscire dal partito per "votare chi mi piace". Subito solidale con lui Rete a sinistra Liguria ("un laboratorio politico che riunisce partiti e società civile tra cui Lista Doria, PD area Civati, PdCi, PRC, Sel, Altra Liguria") che ha convocato per mercoledì un incontro nel quale probabilmente sarà presentata una lista alternativa.
Paita, che subito dopo la vittoria aveva dichiarato di non volere alcuna coalizione che non fosse decisa dal PD nazionale, ieri è intervenuta alla direzione rispondendo agli attacchi del civatissimo Andrea Ranieri, al quale aveva replicato anche il ministro Pinotti. Cofferati invece ha scelto il silenzio, preferendo annunciare la sua uscita dal partito stamatttina a Genova circondato dai suoi seguaci. Anche questo non è un segnale di rispetto delle istituzioni del partito e di grande desiderio di dialogo.
Sergio Cofferati ha avuto molto dal PD. Quando le primarie non esistevano era stato designato sindaco di Bologna e trangugiato dal fedele elettorato felsineo. Salvo poi risultare assolutamente inadatto al ruolo. "Non conosce neanche i nomi delle strade" mi disse un amico bolognese. Poi annunciò di non volersi ricandidare (nessuno peraltro glielo aveva chiesto) per ritirarsi con la nuova compagna a fare vita familiare a Genova, città della moglie. E Bologna fece un respiro di sollievo. Invece poco dopo si fece eleggere in Europa, e ricandidare nella primavera 2014. Della sua presenza a Bruxelles però restano poche tracce.
Cofferati non sa perdere. E comunque sarebbe stato un pessimo presidente di regione, come è stato un pessimo sindaco. Chiedete a qualunque bolognese. Adesso attendiamo a brevissimo le sue dimissioni da parlamentare europeo. Questione etica, come direbbbe lui.
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