martedì 8 dicembre 2015

COP 21, ecco come stanno le cose

Lunedì e Martedì la plenaria della COP 21 è dedicata alle dichiarazioni dei ministri dei 196 stati membri della Convenzione ONU sui Cambiamento Climatici. Il ministro italiano Gianluca Galletti ha parlato stamane, confermando gli impegni dell'Italia e la posizione dell'Unione Europea: un accordo vincolante che indichi una soglia massima di due gradi ma che che faccia riferimento anche alla possibilità di considerare un ulteriore riduzione del riscaldamento globale a 1.5° C a fine secolo, se dovessero mutare le condizioni e sopravvenissero importanti innovazioni tecnologiche. Galletti è particolarmente convinto di questo e tra i 28 paesi dell'Unione è tra i ministri più decisi a non cedere ad una mediazione al ribasso. L'Italia è anche convinta che gli obiettivi nazionali dei singoli stati debbano essere periodicamente verificati e, se necessario, modificati. Nel suo intervento Galletti ha anche citato l'enciclica papale Laudato sì.
I negoziati proseguono giorno e notte, con una generale sensazione di moderato ottimismo ma ancora molti nodi da sciogliere. Stamatttina nel testo dell'accordo c'erano circa 800 frasi racchiuse tra parentesi quadre, quindi ancora non condivise. Laurent Fabius, che come ministro degli esteri del paese ospitante è presidente della COP 21, vorrebbe che il testo finale fosse deciso entro mercoledì, lasciando quindi solo due giorni di tempo per i negoziati. Sembra ormai quasi scontato che non saranno citate scadenze quali "diminuire le emissioni globali del XX per cento entro l'anno XXXX", anche se nel testo attuale le frasi ci sono, ovviamente senza numeri. Tutto verrà lasciato agli impegni volontari che le singole nazioni hannno presentato.
I ministri presenti partecipano ai negoziati, nei quali è stato adottato il metodo degli indaba sperimentato nella COP 17 di Durban 2011. Gli indaba sono una forma tradizionale di democrazia zulu, riunioni in cui si ascoltano le opinioni degli altri per cercare una soluzione per il bene comune. C'è ancora parecchia strada da fare. Ieri nell'incontro ministeriale del mattino il ministro saudita del petrolio Ali al-Naimi ha detto che non si possono fare discriminazioni tra energia pulita rinnovabile e energia inquinante fossile. questa frase, che in pratica nega tutto il lavoro svolto per anni in vista dell'accordo di Parigi, gli ha fatto vincere il premio Fossil of the Day assegnato ogni giorno dalle associazioni ambientaliste.

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