Premesso che il Renzi del dopo referendum non appare lucidissimo, la minoranza Bersaniana sembra ancora più confusa.
Le mie osservazioni: per settimane Bersani, Speranza e sodali hanno detto che Renzi, anche perdendo il referendum, non avrebbe dovuto dimettersi. Lui invece si dimette (ha fatto bene), passa la mano a Gentiloni che ovviamente cpstruisce un governo-ponte e la minoranza dice che non va bene, "non c'è discontinuità". Perché, se Renzi fosse rimasto in carica, come chiedevano, ci sarebbe stata discontinuità?
La minoranza PD da mesi chiedeva di indire il congresso subito. Renzi dopo la sconfitta ha dichiarato di voler indire il congresso subito. Invece adesso la minoranza dice che non va bene, che sarebbe solo una conta. Leggo oggi sul Messaggero che Stumpo dice: "per fare un congresso ci vogliono almeno sei mesi". Tra sei mesi sarà estate, il mandato di Renzi sarà praticamente scaduto, si andrà al rinnovo naturale. Allora mi chiedo: quando dicevano "congresso subito" che cosa volevano?
E adesso le mie interpretazioni, assolutamente personali: Bersani & Co. sono rimasti colpiti più di Renzi dalle dimensioni del No, che sanno di non potersi intestare (le analisi dei flussi dicono che gli elettori PD hanno votato No tra il 12 e il 20 per cento, travaso simile a quello degli altri partiti).
La minoranza sa che il congresso lo perderà comunque, sia anticipato che a scadenza naturale. Chiederlo era solo un tentativo in più per far saltare il tavolo, assieme al No che sappiamo bene fosse solo un voto politico, non nel merito di un provvedimento votato in aula da tutti loro. Tra parentesi, avete più sentito la parola "costituzione" dopo il 4 dicembre nelle bocche di Bersani, Zoggia, Stumpo, Speranza, ecc? Parlano solo di congresso, elezioni e governo.
Malgrado le loro speranze il tavolo non salterà. La controprova la avremo all'assemblea nazionale di domenica, ma non salterà. Almeno fino a quando regge l'accordo tra Renzi, Franceschini e Giovani Turchi. E sembra reggere solidamente. Queste tre componenti sono la larga maggioranza dell'assemblea e della direzione. Ho letto un sondaggio che ad una candidatura Bersani a segretario PD assegnava un dodici per cento.
Poi ci sono manovre diverse, confuse e spesso contrastanti. Speranza dal 5 dicembre continua a dire che non intende restare "per forza". Come ha scritto Luca Sofri sembra augurarsi che qualcuno gli indichi la porta per fare la vittima, ma non accadrà. La settimana scorsa Sel si è ufficialmente tramutata in Sinistra Italiana con dentro Fassina e D'Attorre. I sondaggi continuano a darli attorno al 3 e mezzo per cento. La Cgil resta a guardare, anche se una parte vede di buon occhio un progetto extra PD. Oggi Pippo Civati parla di nuovo di una lunare "sinistra di governo" senza il PD, un'idea che fa tenerezza. Il resto della compagine è solo folklore, gente come Ingroia, Pancho Pardi o RC di Ferrero. Vogliono fare una Linke italiana? Auguri.
In conclusione credo che la minoranza PD (non è un caso che non la chiamo mai "sinistra", per me non lo è) sia in un vicolo cieco e comunque in una situazione perdente. "La ditta" non tornerà mai in mano loro. Ne sono sempre piu consci anche Bersani e soci ed per questo che riaffiora l'ipotesi di non restare "per forza", sempre respinta con sdegno in campagna elettorale.
Però ricordiamoci che, se vanno altrove, non è Renzi a cacciarli, ma sono Franceschini, Orfini, Martina e Orlando. E in parte anche Cuperlo. Sono loro ad averli marginalizzati. Che lo facesse Renzi, a cui loro hanno fatto la guerra dal primo giorno, mi sembra scontato.
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