I toni dei commenti dei fuggitivi dal PD sul segretario Renzi sono molto diversi a seconda dei personaggi. Paternalistici (Bersani), pacati ma fermi (Rossi), violenti (Emiliano), sprezzanti (D'Alema), lamentosi (Speranza) e cosi via. Ogni personaggio ha il suo stile. Il più diretto, anche perchè è quello che ha meno da perdere ad esporsi, è sempre D'Alema che ieri a Rai3 ha detto: "L'elemento divisivo è Renzi. Rimosso Renzi il centrosinistra tornerà ad essere unito".
Non sono questi toni a colpirmi. Neppure quelli odiosi di D'Alema che tra le tante stilettate ieri sera ha detto "Il problema di Giachetti l'ha risolto la Raggi".
Quello che mi colpisce è che tutti i fuggitivi motivano la scelta di andarsene dal PD perche "tanto le primarie del congresso le vince Renzi". Anche ieri, incalzati (si fa per dire) da chi li intervistava, i leader della scissione hanno ripetuto che "sarebbe un plebiscito", che non sono primarie ma una conta, che si votano "le figurine", come ripete spesso Bersani.
Sono colpito, e amareggiato, perché qui non si tratta di criticare, deridere o insultare il leader del proprio partito. Che è una pratica non esattamente esaltante, ma chi fa politica sa che può succedere anche questo. Quello che mi colpisce, particolarmente perché viene da navigati politici che si autoproclamano "di sinistra" (anzi, ne rivendicano il copyright) è l'assoluto disprezzo per chi alle primarie PD ha votato - e voterà - per Matteo Renzi. Quasi che costoro non siano persone degne, siano dei mezzi deficienti ipnotizzati da non si sa cosa, cooptati con metodi violenti o ricattatori, irretiti da affabulazioni e promesse.
Nelle primarie del 2013 Matteo Renzi prese quasi un milione e novecentomila voti, più del 67 per cento del totale. Bersani nel 2006 prese un milione e seicentomila voti, con trecentomila votanti in più. Ebbene sì, quello del 2013 per Renzi fu un plebiscito. Un plebiscito de "la nostra gente", per usare un'altra locuzione cara a Bersani. A meno che "la nostra gente" non sia solo quel 32 per cento che votò per Cuperlo e Civati. Io non credo che ci si possa permettere di dire che il 67 e passa per cento di chi ha votato alle primarie 2013 fosse una massa di usurpatori. Tantomeno lo saranno quelli che, alle primarie del congresso di questa primavera, voteranno per Renzi. Il PD sarebbe stato "snaturato" da un leader votato dal 67.5 degli elettori? Ma per favore.
Trovo intollerabile che chi rifiuta il confronto congressuale lo faccia perché "tanto vince Renzi", insinuando dubbi di legittimità sul voto popolare, disprezzando le scelte dell'elettorato del Partito Democratico e rifiutando un eventuale ruolo di minoranza. E, se proprio preferiscono andarsene, almeno la smettessero di invocare "la nostra gente". Perché la maggioranza de "la nostra gente" ha scelto Matteo Renzi, e probabilmente lo farà di nuovo, anche di fronte a un Renzi certamente depotenziato e anche meno lucido di un tempo. Ma sempre una spanna sopra i suoi antagonisti.
Non sono questi toni a colpirmi. Neppure quelli odiosi di D'Alema che tra le tante stilettate ieri sera ha detto "Il problema di Giachetti l'ha risolto la Raggi".
Quello che mi colpisce è che tutti i fuggitivi motivano la scelta di andarsene dal PD perche "tanto le primarie del congresso le vince Renzi". Anche ieri, incalzati (si fa per dire) da chi li intervistava, i leader della scissione hanno ripetuto che "sarebbe un plebiscito", che non sono primarie ma una conta, che si votano "le figurine", come ripete spesso Bersani.
Sono colpito, e amareggiato, perché qui non si tratta di criticare, deridere o insultare il leader del proprio partito. Che è una pratica non esattamente esaltante, ma chi fa politica sa che può succedere anche questo. Quello che mi colpisce, particolarmente perché viene da navigati politici che si autoproclamano "di sinistra" (anzi, ne rivendicano il copyright) è l'assoluto disprezzo per chi alle primarie PD ha votato - e voterà - per Matteo Renzi. Quasi che costoro non siano persone degne, siano dei mezzi deficienti ipnotizzati da non si sa cosa, cooptati con metodi violenti o ricattatori, irretiti da affabulazioni e promesse.
Nelle primarie del 2013 Matteo Renzi prese quasi un milione e novecentomila voti, più del 67 per cento del totale. Bersani nel 2006 prese un milione e seicentomila voti, con trecentomila votanti in più. Ebbene sì, quello del 2013 per Renzi fu un plebiscito. Un plebiscito de "la nostra gente", per usare un'altra locuzione cara a Bersani. A meno che "la nostra gente" non sia solo quel 32 per cento che votò per Cuperlo e Civati. Io non credo che ci si possa permettere di dire che il 67 e passa per cento di chi ha votato alle primarie 2013 fosse una massa di usurpatori. Tantomeno lo saranno quelli che, alle primarie del congresso di questa primavera, voteranno per Renzi. Il PD sarebbe stato "snaturato" da un leader votato dal 67.5 degli elettori? Ma per favore.
Trovo intollerabile che chi rifiuta il confronto congressuale lo faccia perché "tanto vince Renzi", insinuando dubbi di legittimità sul voto popolare, disprezzando le scelte dell'elettorato del Partito Democratico e rifiutando un eventuale ruolo di minoranza. E, se proprio preferiscono andarsene, almeno la smettessero di invocare "la nostra gente". Perché la maggioranza de "la nostra gente" ha scelto Matteo Renzi, e probabilmente lo farà di nuovo, anche di fronte a un Renzi certamente depotenziato e anche meno lucido di un tempo. Ma sempre una spanna sopra i suoi antagonisti.
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