La nuova segreteria del PD, presieduta da Matteo Renzi, ha approvato le nomine per i dipartimenti tematici. Secondo la proposta fatta da Renzi in Direzione Nazionale lo scorso 30 maggio avrebbero dovuto essere 25, ma sono diventati 40. Eppure molti temi non sono presenti e altri sovrarappresentati.
La lacuna più grave, come sbandiera da ore Dario Ballini, è un dipartimento per i diritti civili. Ma ci sono altri temi cruciali che sembrano trascurati. Pina Picierno si occuperà di Fondi Europei, ma nessuno si occuperà di Europa. E l'Europa, in tempi di Brexit e confini chiusi, non è certo un argomento legato solo ai finanziamenti comunitari. C'è chi si occupa di ambiente, chi si occupa di energia, ma nessuno che si occupi dei cambiamenti climatici e dell'attuazione dell'accordo di Parigi. Un dipartimento affidato a Simona Bonafè si occupa di Economia Circolare, ma non c'è nulla sul tema più trasversale dello Sviluppo Sostenibile. C'è un dipartimento sul Mezzogiorno ma non uno sul Mediterraneo, dove l'Italia deve essere protagonista. Niente su coste, porti, mare e Blue Economy.
Le politiche urbane sono spacchettate in tre dipartimenti: urbanistica, città metropolitane e rigenerazione urbana. Sicuri che sia la scelta giusta? C'è un dipartimento per le piccole e medie imprese, ma nulla che si occupi delle partite IVA, ovvero professionisti, artigiani e commercianti. Si pensa anche al partito, con un dipartimento sui circoli, uno sul "partito aperto" e uno sulle Feste dell'Unità. Ma non si pensa al territorio, con l'assenza dei temi del dissesto idrogeologico e della resilienza. Si dedica un dipartimento (sacrosanto) alla ricostruzione del terremoto, ma si trascura il tema della prevenzione del rischio.
Sul fronte agitatissimo degli enti locali c'è un generico dipartimento "pubblica amministrazione" che sembra poco per argomenti bollenti come il federalismo, la questione irrisolta delle province rimaste in costituzione ma senza risorse, la sussidiarietà, il ruolo dei comuni.
Matteo Renzi ne aveva annunciati 25 e sono diventati quaranta. Sono tanti. Non tutti azzeccati.
La lacuna più grave, come sbandiera da ore Dario Ballini, è un dipartimento per i diritti civili. Ma ci sono altri temi cruciali che sembrano trascurati. Pina Picierno si occuperà di Fondi Europei, ma nessuno si occuperà di Europa. E l'Europa, in tempi di Brexit e confini chiusi, non è certo un argomento legato solo ai finanziamenti comunitari. C'è chi si occupa di ambiente, chi si occupa di energia, ma nessuno che si occupi dei cambiamenti climatici e dell'attuazione dell'accordo di Parigi. Un dipartimento affidato a Simona Bonafè si occupa di Economia Circolare, ma non c'è nulla sul tema più trasversale dello Sviluppo Sostenibile. C'è un dipartimento sul Mezzogiorno ma non uno sul Mediterraneo, dove l'Italia deve essere protagonista. Niente su coste, porti, mare e Blue Economy.
Le politiche urbane sono spacchettate in tre dipartimenti: urbanistica, città metropolitane e rigenerazione urbana. Sicuri che sia la scelta giusta? C'è un dipartimento per le piccole e medie imprese, ma nulla che si occupi delle partite IVA, ovvero professionisti, artigiani e commercianti. Si pensa anche al partito, con un dipartimento sui circoli, uno sul "partito aperto" e uno sulle Feste dell'Unità. Ma non si pensa al territorio, con l'assenza dei temi del dissesto idrogeologico e della resilienza. Si dedica un dipartimento (sacrosanto) alla ricostruzione del terremoto, ma si trascura il tema della prevenzione del rischio.
Sul fronte agitatissimo degli enti locali c'è un generico dipartimento "pubblica amministrazione" che sembra poco per argomenti bollenti come il federalismo, la questione irrisolta delle province rimaste in costituzione ma senza risorse, la sussidiarietà, il ruolo dei comuni.
Matteo Renzi ne aveva annunciati 25 e sono diventati quaranta. Sono tanti. Non tutti azzeccati.
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