La Commissione Europea ha pubblicato la proposta di ripartizione dei Fondi di Coesione per il periodo 2021-2017, che dovrà essere discussa e approvata dal Parlamento Europeo e dal Consiglio Europeo. La tabella sopra mostra le quote riservate ad ogni stato (prima colonna), la variazione rispetto al periodo 2014-2020 (seconda colonna), la quota pro-capite di finanziamento (terza colonna) e la relativa variazione percentuale (quarta colonna).
L'Italia dovrebbe ricevere 38.6 miliardi, con un incremento del sei per cento, pari a 91 Euro per ogni cittadino italiano. Più del doppio della Francia, che ha 34 Euro per abitante. Più del triplo della Germania. Lettonia, Estonia e Slovacchia restano sopra ai 300 Euro a testa per abitante, la Croazia scende a 298, il Portogallo a 292, la Lituania a 278, l'Ungheria a 260.
La gran parte dei finanziamenti resta destinata ai paesi dell'est, seppure con drastiche riduzioni: meno 24% in Ungheria, Lituania, Estonia, Cekia, meno 23% in Polonia, meno 22% in Slovacchia. Le sole nazioni che riceveranno più fondi rispetto al periodo 2014-2020 sono Bulgaria, Romania, Grecia, Cipro, Spagna, Finlandia e Italia. In pratica le politiche di convergenza e coesione stanno dando i loro frutti e portano a una redistribuzione.
Bruxelles classifica le regioni europee in tre categorie, in base al PIL pro-capite: 1: Meno sviluppate 2. In transizione 3. Più sviluppate. Nella mappa sotto si vede come tutto il meridione italiano sia tra le regioni meno sviluppate (con PIL sotto il 75% della media UE), mentre Marche, Umbria e Abruzzo sono in transizione. Tutto il nord Italia, più Toscana e Lazio, rientra tra le regioni più sviluppate, ovvero con un PIL superiore alla media europea. Rispetto alla programmazione ancora in corso i parametri sono stati modificati. Attualmente le regioni "in transizione" sono quelle con un PIL che non deve superare il 90% della media UE, ma la recessione ha spinto Bruxelles a mantenere una quota più rilevante di finanziamenti alle regioni appena sotto la media di reddito continentale, come le Marche.
Gli assi di finanziamento sono cinque. I due principali sono Smarter Europe e Greener Europe. A seconda del proprio livello economico, le regioni dovranno spendere tra il 65 e l'85 per cento dei fondi in queste due priorità. Gli altri tre assi sono More Connected Europe, More Social Europe, Europe Closer to Citizens. I finanziamenti 2014-2020 erano invece ripartiti tra undici "Obiettivi tematici".
Aumenta l'attenzione alle politiche urbane, con il sei per cento dei fondi FESR destinati a progetti di sostenibilità nelle città. Alle tematiche urbane è dedicato anche il nuovo strumento European Urban Initiative, destinato a finanziare progetti nel quadro dell'Agenda Urbana Europea.
L'Italia dovrebbe ricevere 38.6 miliardi, con un incremento del sei per cento, pari a 91 Euro per ogni cittadino italiano. Più del doppio della Francia, che ha 34 Euro per abitante. Più del triplo della Germania. Lettonia, Estonia e Slovacchia restano sopra ai 300 Euro a testa per abitante, la Croazia scende a 298, il Portogallo a 292, la Lituania a 278, l'Ungheria a 260.
La gran parte dei finanziamenti resta destinata ai paesi dell'est, seppure con drastiche riduzioni: meno 24% in Ungheria, Lituania, Estonia, Cekia, meno 23% in Polonia, meno 22% in Slovacchia. Le sole nazioni che riceveranno più fondi rispetto al periodo 2014-2020 sono Bulgaria, Romania, Grecia, Cipro, Spagna, Finlandia e Italia. In pratica le politiche di convergenza e coesione stanno dando i loro frutti e portano a una redistribuzione.
Bruxelles classifica le regioni europee in tre categorie, in base al PIL pro-capite: 1: Meno sviluppate 2. In transizione 3. Più sviluppate. Nella mappa sotto si vede come tutto il meridione italiano sia tra le regioni meno sviluppate (con PIL sotto il 75% della media UE), mentre Marche, Umbria e Abruzzo sono in transizione. Tutto il nord Italia, più Toscana e Lazio, rientra tra le regioni più sviluppate, ovvero con un PIL superiore alla media europea. Rispetto alla programmazione ancora in corso i parametri sono stati modificati. Attualmente le regioni "in transizione" sono quelle con un PIL che non deve superare il 90% della media UE, ma la recessione ha spinto Bruxelles a mantenere una quota più rilevante di finanziamenti alle regioni appena sotto la media di reddito continentale, come le Marche.
Gli assi di finanziamento sono cinque. I due principali sono Smarter Europe e Greener Europe. A seconda del proprio livello economico, le regioni dovranno spendere tra il 65 e l'85 per cento dei fondi in queste due priorità. Gli altri tre assi sono More Connected Europe, More Social Europe, Europe Closer to Citizens. I finanziamenti 2014-2020 erano invece ripartiti tra undici "Obiettivi tematici".
Aumenta l'attenzione alle politiche urbane, con il sei per cento dei fondi FESR destinati a progetti di sostenibilità nelle città. Alle tematiche urbane è dedicato anche il nuovo strumento European Urban Initiative, destinato a finanziare progetti nel quadro dell'Agenda Urbana Europea.
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