Si è aperta ieri, con un giorno di anticipo, la COP24 di Katowice. I lavori dureranno due settimane. L'annuale conferenza sul clima delle Nazioni Unite ha un'agenda fitta, finalizzata all'attuazione dell'Accordo di Parigi del 2015. L'accordo, ratificato nel dicembre 2016, prevede una prima verifica a due anni dalla sua entrata in vigore. Adesso, quindi.
A Katowice sono registrati più di 21mila partecipanti. Quasi 13mila sono delegati dei parties, ovvero delle 196 nazioni che fanno parte della Convenzione sul Clima ONU. Seimila, che la gerarchia ONU cataloga come osservatori, rappresentano le ONG. Circa millecinquecento gli accrediti stampa, il resto diviso tra agenzie internazionali e rappresentanti ONU. Se si aggiungono volontari, sicurezza e staff si arriva a quasi trentamila persone.
La piccola Katowice ha trecentomila abitanti e non può offrire una ricettività in grado di accogliere tutti, quindi i delegati sono sparsi in un territorio ampio che arriva fino a Cracovia, che dista 80 km. La logistica della conferenza è complicata e i molti che soggiornano nell'area di Cracovia devono sobbarcarsi un viaggio in bus di un'ora e dieci minuti per tratta. In pratica, considerando i trasferimenti in hotel, si perdono tre ore al giorno.
Negli ultimi dieci anni la Polonia ha ospitato tre volte la COP: a Poznan nel 2008, a Varsavia nel 2013 e quest'anno a Katowice. Bizzarro che il paese europeo che produce e consuma più carbone sia così di frequente la sede dei negoziati sui cambiamenti climatici, quindi sulla lotta alle emissioni di CO2.
I venti anni più caldi della storia umana sono stati tra gli ultimi ventidue e i quattro più caldi in assoluto sono gli ultimi, dal 2014 ad oggi. L'accordo di Parigi, che entrerà in vigore nel 2020, prevede di contenere entro fine secolo il riscaldamento globale "ben al di sotto" dei 2°C, valore che gli scienziati ritengono non debba essere superato per evitare mutamenti irreversibili.
L'Accordo di Parigi prevede che ogni paese produca il suo contributo nazionale di impegni, i cui progressi dovranno essere verificati ogni cinque anni. Come noto Donald Trump ha ritirato gli Stati Uniti dall'accordo, lasciando di fatto la direzione politica all'Europa (che però contribuisce solo per il 9% delle emissioni globali) e alla Cina, che in termini assoluti è il primo paese per emissioni, ma pro-capite è a livelli inferiori a molti paesi occidentali e a meno della metà di quelli americani.
Sostenibilitalia segue le COP dal 2007 e anche quest'anno cercheremo di tenere i lettori aggiornati sugli eventi e i retroscena della conferenza di Katowice.
A Katowice sono registrati più di 21mila partecipanti. Quasi 13mila sono delegati dei parties, ovvero delle 196 nazioni che fanno parte della Convenzione sul Clima ONU. Seimila, che la gerarchia ONU cataloga come osservatori, rappresentano le ONG. Circa millecinquecento gli accrediti stampa, il resto diviso tra agenzie internazionali e rappresentanti ONU. Se si aggiungono volontari, sicurezza e staff si arriva a quasi trentamila persone.
La piccola Katowice ha trecentomila abitanti e non può offrire una ricettività in grado di accogliere tutti, quindi i delegati sono sparsi in un territorio ampio che arriva fino a Cracovia, che dista 80 km. La logistica della conferenza è complicata e i molti che soggiornano nell'area di Cracovia devono sobbarcarsi un viaggio in bus di un'ora e dieci minuti per tratta. In pratica, considerando i trasferimenti in hotel, si perdono tre ore al giorno.
Negli ultimi dieci anni la Polonia ha ospitato tre volte la COP: a Poznan nel 2008, a Varsavia nel 2013 e quest'anno a Katowice. Bizzarro che il paese europeo che produce e consuma più carbone sia così di frequente la sede dei negoziati sui cambiamenti climatici, quindi sulla lotta alle emissioni di CO2.
I venti anni più caldi della storia umana sono stati tra gli ultimi ventidue e i quattro più caldi in assoluto sono gli ultimi, dal 2014 ad oggi. L'accordo di Parigi, che entrerà in vigore nel 2020, prevede di contenere entro fine secolo il riscaldamento globale "ben al di sotto" dei 2°C, valore che gli scienziati ritengono non debba essere superato per evitare mutamenti irreversibili.
L'Accordo di Parigi prevede che ogni paese produca il suo contributo nazionale di impegni, i cui progressi dovranno essere verificati ogni cinque anni. Come noto Donald Trump ha ritirato gli Stati Uniti dall'accordo, lasciando di fatto la direzione politica all'Europa (che però contribuisce solo per il 9% delle emissioni globali) e alla Cina, che in termini assoluti è il primo paese per emissioni, ma pro-capite è a livelli inferiori a molti paesi occidentali e a meno della metà di quelli americani.
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