La novità principale del nuovo governo Conte è la riconosciuta centralità delle politiche ambientali nelle strategie economiche e sociali. Una bella notizia per chi, come me, invoca da una ventina d'anni scelte politiche mirate allo sviluppo sostenibile, ma una scommessa difficile da vincere in tempi brevi. L'Italia sconta un ritardo pesante, che non sarà semplice colmare.
Oggi i tempi sarebbero maturi per una decisa svolta ambientale. Nell'attesa delle scelte politiche i segnali più importanti vengono dal mondo della finanza e del capitale. A livello globale le imprese verdi volano, le energie rinnovabili producono nuova occupazione, i fondi di investimento puntano con decisione sulla sostenibilità. In Italia le cose vanno diversamente. La classe politica, con poche eccezioni, non ha ancora compreso le potenzialità dello sviluppo sostenibile. L'imprenditoria e il sindacato non sono state da meno (FCA è rimasto in pratica l'unico grande gruppo automotive che non ha ha listino un modello ibrido o elettrico). Invertire la rottà sarà faticoso.
"Ci adopereremo affinché la protezione dell'ambiente e delle biodiversità, e auspico anche dello sviluppo sostenibile, siano inseriti tra i principi fondamentali del nostro sistema costituzionale" ha detto il premier Conte nel suo discorso alla Camera. "Siamo felici per le parole nette e incontrovertibili del Presidente del Consiglio Giuseppe Conte" ha chiosato il ministro dell'ambiente Costa. Ambedue erano allo stesso posto nel precedente governo grillo-leghista, che non ha brillato per l'azione sui temi ambientali. Del resto la Lega e Salvini, allora europarlamentare, erano stati tra i pochi a votare contro la ratifica dell'Accordo di Parigi sul clima al parlamento di Strasburgo. Il primo governo Conte lo scorso giugno aveva anche respinto la richiesta di dichiarare in Italia l'emergenza climatica-ambientale.
Per realizzare il Green New Deal italiano il governo punta sull'aiuto dell'Europa. La nuova Commissione guidata da Ursula VdL punta molto sull'ambiente e ha affidato la gestione strategica del pacchetto al primo vicepresidente esecutivo Timmermans. E il neoministro all'economia Gualtieri alla prima riunione Ecofin ha subito chiesto lo scorporo degli investimenti green dal deficit.
Economia circolare, lotta ai cambiamenti climatici, rigenerazione urbana, transizione energetica, risanamento idrogeologico, protezione della biodiversità. Su questi e molti altri temi si gioca il futuro dell'Italia e la reputazione del nuovo governo. Ma, come scriveva Alexander Langer, la società sostenibile non esisterà se non sarà socialmente desiderabile. In un paese come il nostro, che si infatua dei cambiamenti di facciata ma è ostile a quelli di sostanza, la nuova rotta virtuosa non sembra un percorso facile.
Oggi i tempi sarebbero maturi per una decisa svolta ambientale. Nell'attesa delle scelte politiche i segnali più importanti vengono dal mondo della finanza e del capitale. A livello globale le imprese verdi volano, le energie rinnovabili producono nuova occupazione, i fondi di investimento puntano con decisione sulla sostenibilità. In Italia le cose vanno diversamente. La classe politica, con poche eccezioni, non ha ancora compreso le potenzialità dello sviluppo sostenibile. L'imprenditoria e il sindacato non sono state da meno (FCA è rimasto in pratica l'unico grande gruppo automotive che non ha ha listino un modello ibrido o elettrico). Invertire la rottà sarà faticoso.
"Ci adopereremo affinché la protezione dell'ambiente e delle biodiversità, e auspico anche dello sviluppo sostenibile, siano inseriti tra i principi fondamentali del nostro sistema costituzionale" ha detto il premier Conte nel suo discorso alla Camera. "Siamo felici per le parole nette e incontrovertibili del Presidente del Consiglio Giuseppe Conte" ha chiosato il ministro dell'ambiente Costa. Ambedue erano allo stesso posto nel precedente governo grillo-leghista, che non ha brillato per l'azione sui temi ambientali. Del resto la Lega e Salvini, allora europarlamentare, erano stati tra i pochi a votare contro la ratifica dell'Accordo di Parigi sul clima al parlamento di Strasburgo. Il primo governo Conte lo scorso giugno aveva anche respinto la richiesta di dichiarare in Italia l'emergenza climatica-ambientale.
Per realizzare il Green New Deal italiano il governo punta sull'aiuto dell'Europa. La nuova Commissione guidata da Ursula VdL punta molto sull'ambiente e ha affidato la gestione strategica del pacchetto al primo vicepresidente esecutivo Timmermans. E il neoministro all'economia Gualtieri alla prima riunione Ecofin ha subito chiesto lo scorporo degli investimenti green dal deficit.
Economia circolare, lotta ai cambiamenti climatici, rigenerazione urbana, transizione energetica, risanamento idrogeologico, protezione della biodiversità. Su questi e molti altri temi si gioca il futuro dell'Italia e la reputazione del nuovo governo. Ma, come scriveva Alexander Langer, la società sostenibile non esisterà se non sarà socialmente desiderabile. In un paese come il nostro, che si infatua dei cambiamenti di facciata ma è ostile a quelli di sostanza, la nuova rotta virtuosa non sembra un percorso facile.
We need an
ambitious Green New Deal for Europe, which shapes the future for our
children and ensures their health, prosperity and security on a green
and thriving planet.
— Frans Timmermans
(@TimmermansEU) September
10, 2019
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