Giovedi 20 i capi di stato d'Europa si ritroveranno a Bruxelles nella sede di Rue de la Loi per un Consiglio Europeo straordinario convocato dal presidente Charles Michel. All'ordine del giorno un solo argomento: la discussione del bilancio UE 2021-2027. Nella sua lettera di invito ai leader il presidente Michel scrive: "Sono convinto che con il buon senso e la determinazione possiamo
giungere a un accordo che andrà a beneficio di tutti gli europei. A tal
fine, tutte le parti dovranno dar prova di spirito di compromesso."
In realtà tutto è ancora in alto mare. Charles Michel ha presentato venerdì scorso una sua proposta di budget, accolta con molta freddezza dai partner. Il documento di 54 pagine (qui il link al testo) tenta una mediazione tra i tre protagonisti della partita: commissione, parlamento e governi nazionali. In termini assoluti il bilancio UE è una briciola delle finanze d'Europa: appena l'uno per cento del PIL degli stati dell'Unione. Ma le sue priorità possono influenzare le scelte dei singoli governi e del settore privato.
La proposta Michel non si discosta molto da quella della presidenza di turno della Finlandia del secondo semestre 2019: un budget totale di 1095 miliardi di Euro, pari al 1.074% del PIL d'Europa (la Finlandia ne proponeva 1087). Ma Michel mischia le carte e propone spostamenti tra i vari assi. Molti dei malumori sulle proposte precedenti riguardano i fondi FESR, a cui la proposta Michel destina 323 miliardi ma con spostamenti di somme dai paesi avanzati a quelli in transizione, particolarmente del blocco orientale.
I fondi per l'agricoltura della PAC vengono aumentati rispetto alla proposta della Commissione, ma con 329 miliardi restano ben al di sotto dei 382 che si stima saranno spesi alla fine del periodo 2014-2020. Altro schiaffo alla Commissione viene dai fondi per immigrazione, che rispetto alla proposta di Bruxelles vengono tagliati da 30.8 a 21.9 miliardi.
Al centro della discussione anche la quota riservata alle azioni per il cambiamento climatico, argomento cruciale del programma di Ursula von del Leyen. La Commissione ha chiesto che alle azioni climatiche sia destinato il 25% del budget, rispetto al 20% attuale. Il parlamento di Strasburgo ha rilanciato chiedendo che la quota salga fino al trenta per cento, compreso il fondo per la "giusta transizione" destinato alle economie oggi più dipendenti dal carbone, Polonia in primis. Ma i 7.5 miliardi per la just transition dovrebbero essere reperiti aumentando le quote nazionali di finanziamento, cosa che non piace ai paesi che già offrono all'Europa un contributo netto (Paesi Bassi, Austria, Danimarca, Svezia). La scorsa settimana la presidente della Commissione von del Leyen aveva detto a Strasburgo che il Green New Deal sarà impossibile senza il 25% minimo del budget e i fondi extra per la just transition.
In realtà tutto è ancora in alto mare. Charles Michel ha presentato venerdì scorso una sua proposta di budget, accolta con molta freddezza dai partner. Il documento di 54 pagine (qui il link al testo) tenta una mediazione tra i tre protagonisti della partita: commissione, parlamento e governi nazionali. In termini assoluti il bilancio UE è una briciola delle finanze d'Europa: appena l'uno per cento del PIL degli stati dell'Unione. Ma le sue priorità possono influenzare le scelte dei singoli governi e del settore privato.
La proposta Michel non si discosta molto da quella della presidenza di turno della Finlandia del secondo semestre 2019: un budget totale di 1095 miliardi di Euro, pari al 1.074% del PIL d'Europa (la Finlandia ne proponeva 1087). Ma Michel mischia le carte e propone spostamenti tra i vari assi. Molti dei malumori sulle proposte precedenti riguardano i fondi FESR, a cui la proposta Michel destina 323 miliardi ma con spostamenti di somme dai paesi avanzati a quelli in transizione, particolarmente del blocco orientale.
I fondi per l'agricoltura della PAC vengono aumentati rispetto alla proposta della Commissione, ma con 329 miliardi restano ben al di sotto dei 382 che si stima saranno spesi alla fine del periodo 2014-2020. Altro schiaffo alla Commissione viene dai fondi per immigrazione, che rispetto alla proposta di Bruxelles vengono tagliati da 30.8 a 21.9 miliardi.
Al centro della discussione anche la quota riservata alle azioni per il cambiamento climatico, argomento cruciale del programma di Ursula von del Leyen. La Commissione ha chiesto che alle azioni climatiche sia destinato il 25% del budget, rispetto al 20% attuale. Il parlamento di Strasburgo ha rilanciato chiedendo che la quota salga fino al trenta per cento, compreso il fondo per la "giusta transizione" destinato alle economie oggi più dipendenti dal carbone, Polonia in primis. Ma i 7.5 miliardi per la just transition dovrebbero essere reperiti aumentando le quote nazionali di finanziamento, cosa che non piace ai paesi che già offrono all'Europa un contributo netto (Paesi Bassi, Austria, Danimarca, Svezia). La scorsa settimana la presidente della Commissione von del Leyen aveva detto a Strasburgo che il Green New Deal sarà impossibile senza il 25% minimo del budget e i fondi extra per la just transition.
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