domenica 11 novembre 2007

Discontinuità

La parola più ricorrente tra i dissenzienti nelle assemblee regionali del Partito Democratico sembra essere stata proprio questa: discontinuità. In Piemonte come in Emilia Romagna e come nelle mie Marche, dove una mozione l'ha formalmente richiesta, invocando la impossibilità a candidarsi alle nuove segreterie terroriali per chi riveste questo ruolo oggi nei moribondi DS e DL.
Quando penso alla discontinuità mi vengono in mente l'alfabeto Morse, Karlheinz Stockhausen, i semafori lampeggianti, Roberto Baggio, la curva di von Koch e la teoria dei frattali. Non i segretari di partito. Anche perchè invocare la discontinuità può avere senso, ma non pretendere che questa passi solo attraverso l'ostracismo verso gli attuali segretari di partito. Cosa dire allora dei parlamentari con vari mandati alle spalle, dei presidenti, dei sindaci, degli assessori e dei consiglieri di lungo corso? E di chi ha ricoperto incarichi di segreteria nel passato? Proprio da alcuni di costoro arrivano invece le richieste di discontinuità.
Non ho esperienze pregresse di partito, ma trovo bizzarro che chi ha frequentato per decenni le sezioni e le federazioni chieda oggi che il PD riparta da zero, anche perche questo vorrebbe dire terminare loro stessi. Come non è ragionevole pensare di creare un partito che ambisce a grandi numeri eliminando le classi dirigenti delle forze che lo hanno costruito.

1 commento:

  1. Ho i miei dubbi che la discontinuità si misuri sui segretari (quelli provinciali, poi....).
    Ci saranno tanti modi per marcarla, questa benedetta discontinuità, se la si vuole davvero.
    Puntare sui segretari provinciali fa pensare male (come al solito).
    Al 22.
    FabioP

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