
La scadenza non è stata rispettata. Alle 18 locali (le 11 in Italia) il ministro dell'ambiente indonesiano Rachmat Witoelar ha dichiarato che gli incontri erano "in corso" e che le negoziazioni sarebbero proseguite nella nottata di venerdì.
L'ottimismo è in aumento. Anche il ministro dell'ambiente tedesco Sigmar Gabriel, che sostiene con fermezza la posizione europea (condivisa dal governo italiano) di definire target numerici per la riduzione delle emissioni (25-40% entro il 2020) e che aveva minacciato di disertare l'incontro dei 17 "grandi inquinatori" promosso da Bush il prossimo 30 gennaio a Honolulu, ha un commento positivo: "Tutte le nazioni sembrano più flessibili, sono sicuro che raggiungeremo un compromesso ma nel contempo manterremo obiettivi ambiziosi. Il tono della conferenza è cambiato, anche la posizione degli Stati Uniti non è più così rigida". Finora gli USA avevano rifiutato qualunque obiettivo quantificato, appoggiati tra gli altri da Canada, Russia e Giappone.
Lo stesso Yvo de Boer, con l'approssimarsi della scadenza delle sei di venerdì aveva detto che "i ministri che la sanno lunga hanno prenotato i voli di ritorno come minimo per il sabato mattina". Ed ha anche aggiunto, con una punta di veleno, di "avere ascoltato interventi che, per durata e dettaglio tecnico, sarebbero stati adatti per il primo o il secondo giorno della conferenza, non per l'ultimo".
Le carte si stanno scoprendo adesso. Sarà una lunga notte.
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