Tutti gli analisti concordano che per Barack Obama l'ultimo mese è stato il più duro di tutta la campagna. La sonora sconfitta in Pennsylvania, i deliri del suo pastore, la gaffe sull'america rurale.
Eppure proprio in queste settimane i superdelegati, che saranno gli arbitri della nomination democratica alle presidenziali USA di novembre, sembrano uscire dall'incertezza e schierarsi con il senatore dell'Illinois. Negli ultimi dieci giorni Obama ha incassato l'appoggio di 15 superdelegati, contro dieci di Billary. L'endorsement più clamoroso è quello di Joe Andrew dell'Indiana, a suo tempo nominato da Bill Clinton a dirigere il partito democratico e già schierato con Billary, che ha annunciato di avere cambiato idea. Il divario dei superdelegati, che vedeva la Clinton prevalere con largo margine, si sta riducendo a vista d'occhio.
Secondo i calcoli del team Obama mancano solo 283 delegati per raggiungere i 2025 necessari per la nomination. David Plouffe, manager della campagna di Obama, ha fatto notare che per raggiungere quella soglia la Clinton dovrebbe vincere il 55% dei delegati ancora in palio nelle primarie e due terzi dei superdelegati non ancora schierati. Un'impresa quasi impossibile.
L'analista indipendente Charles Cook scrive nel suo report che "per la Clinton i numeri dei delegati sono pessimi, ma le dinamiche politiche sono un incubo per Obama, che sta diventando radioattivo quasi quanto lei". Martedì 6 si vota in North Carolina e Indiana, con 187 delegati in palio.
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