Il nuovo sindaco di Roma Gianni Alemanno ha dichiarato, confermando quanto aveva ripetuto in campagna elettorale, che intende smantellare la teca dell'Ara Pacis progettata da Richard Meier (nella foto il giorno dell'inaugurazione del 2006).
Alemanno segue il pensiero di Vittorio Sgarbi, che con la consueta sobrietà aveva definito l'edificio "una pompa di benzina texana". In seconda battuta, abbassando i toni, il sindaco ha precisato che la demolizione non è una priorità e che potrebbe essere oggetto di un referendum popolare.
Il giudizio di Alemanno non nascerebbe dalle sue competenze culturali e professionali (è laureato in ingegneria) ma dalla frequentazione di Leon Krier, architetto lussemburghese che predica modelli urbani settecenteschi. Krier è anche l'ispiratore dell'ex futuro re d'Inghilterra, che invoca il bello nelle costruzioni e poi si sposa con una specie di taglialegna.
L'avversione all'architettura contemporanea unisce tutta l'Italia, senza distinzioni di latitudine e colore politico. Poche settimane fa Berlù aveva lanciato il suo anatema contro i progetti per la riqualificazione della vecchia fiera di Milano (vedi il post del 9 aprile). A Bologna il neoeletto sindaco Cofferati aveva smantellato la city window di Mario Cucinella. Per non parlare dei soprintendenti, unici poteri monocratici rimasti nella democrazia italiana. Tra i niet dei capricciosi funzionari basta ricordare quello di Elio Garzillo alla Porta Sant'Agostino a Modena progettata da Frank Gehry, che poi rinunciò all'incarico.
Personalmente non ho mai amato l'architettura di Meier, ma le città hanno il diritto - anzi il dovere - di cambiare e di avere una facies contemporanea. Quando tra mille anni gli archeologi scaveranno io pretendo che ci sia il mio strato. Invece secondo il pensiero dominante in Italia dobbiamo limitare la nostra cultura architettonica a mantenere, o meglio interpretare, il patrimonio storico.
Berlino, Londra, Parigi, Rotterdam, Valencia, le città europee usano l'architettura contemporanea come elemento di sviluppo e di attrazione. A Roma, Milano, Modena, Bologna e in tutta l'Italia dominano l'ideologia della conservazione e l'horror novi.
Non a caso Ludovico Quaroni ci chiamava Il paese dei barocchi.
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