Lo scorso martedì 1 luglio il ministro dell'ambiente Stefania Prestigiacomo ha fatto il suo esordio alla VIII commissione ambiente della Camera dei Deputati. La commissione aveva chiesto alla Prestigiacomo una relazione sulle linee programmatiche del suo ministero.
Il testo completo della relazione del ministro è qui.
Un commento veloce deve sottolineare l'affermazione che "dobbiamo passare, insomma, dall’ambientalismo ideologico all’ambientalismo liberale. Dall’economia che vede la tutela dell’ambiente come gravame collaterale, all’economia che considera l’ambiente come snodo fondamentale, risorsa, e anche business, della società del futuro". Pienamente condivisibile. Sarebbe molto utile che il ministro ne parlasse con Emma Marcegaglia, presidente di Confindustria. Le recenti dichiarazioni di Marcegaglia purtroppo esprimono l'esatto contrario, mentre il resto dell'Europa sta sfruttando con intelligenza le opportunità industriali dello sviluppo sostenibile.
Si propone "attraverso opportune consultazioni con le istanze locali, una campagna per la nascita – su basi volontaristiche e ben meditate - di un quartiere ecologico in ogni grande città italiana entro il 2020, come già accade in esperienze straniere (quartiere Vauban di Friburgo)". Visto che il sindaco di Friburgo, Dieter Salomon, è un mio amico, mi riservo di approfondire questa proposta in un post successivo.
Il ministro occupa grande parte della sua relazione per motivare la scelta nuclearista del quarto governo Berlusconi. "Naturalmente il progetto per il ritorno al nucleare si svolgerà con le massime garanzie ed assicurando i massimi controlli di sicurezza, nei tempi che la complessità di tale programma richiede" dice il ministro. I tempi, lo sappiamo, sono almeno 15 anni. quanto alla sicurezza, il problema delle scorie è bypassato senza troppi problemi.
Molto poco si dice di come il governo intenda mantenere gli impegni sottoscritti, dal protocollo di Kyoto al famoso 20+20+20 europeo (-20% di emissioni, +20% di rinnovabili, +20% di efficienza). Seguendo le dichiarazioni fatte alla riunione del G8 di Kobe Prestigiacomo insiste sulla necessità di rivedere al ribasso gli obiettivi fissati per l'Italia.
Le città e gli enti locali non sono considerati. Non si parla di sussidiarietà, di partecipazione, di prevenzione dei conflitti, di Agenda 21. Eccetto che sul tema dei rifiuti, dove il ministro afferma che "con patti con i sindaci relativi alla sicurezza ambientale ed alla lotta alla maleducazione ambientale, occorre riorientare le azioni dei corpi di polizia municipale sull’importanza del principio di auto responsabilità nella gestione corretta dei rifiuti, fermi i doveri delle amministrazioni comunali nell’effettuazione della raccolta differenziata. Un cittadino che sa di poter essere sanzionato per scarico incontrollato dei rifiuti diverrà più attento e saprà anche come votare per l’amministrazione comunale che non abbia garantito un servizio di raccolta differenziata adeguato". Insomma cari sindaci, fate le multe e la raccolta differenziata, altrimenti perdete voti. Bah.
Verso la fine della relazione ecco una proposta, non impegnativa: "si potrebbe progettare, d’intesa con gli altri Dicasteri competenti, un Piano Nazionale per gli interventi ambientali su cui far confluire risorse pubbliche e private indirizzandole principalmente verso le aree del Mezzogiorno che soffrono di un particolare deficit di infrastrutture ambientali e che costituiscono polo turistico. Il Piano sarà sostenuto ricorrendo al cofinanziamento esistente o attivabile su base locale e comunitaria mediante l’utilizzo dei fondi strutturali e del Fas e con il ricorso alla finanza di progetto".
Fondi europei strutturali e FAS, finanzia di progetto, nessuna garanzia sugli interventi finanziari del governo.
Ministro Prestigiacomo, non mi sembra un inizio esaltante.
Facciamo un rewind e proviamo a ripartire dall'inizio?
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