Il VII congresso di Rifondazione Comunista è finito in un bagno di sangue da cui, come Venere dalle acque, è risorto Paolo Ferrero, eletto segretario al fotofinish con i voti dei trotskisti e delle altre pittoresche minoranze. Lo sconfitto Nichi Vendola, arrivato al congresso con la maggioranza relativa dei delegati, ha bollato la coalizione di Ferrero come "un cartello informe".
Ferrero era il ministro di RC nel defunto governo di centrosinistra, ma ha criticato pesantemente la partecipazione del partito al governo Prodi. "Io ho fatto una cosa semplice, ho dichiarato di aver sbagliato ad aver proposto la linea di stare nel governo Prodi, forse i compagni di Rifondazione hanno apprezzato un dirigente che ammette di aver sbagliato".
Il segretario ha un blog gestito in maniera bizzarra, quasi schizofrenica. Alcuni post li scrive lui in prima persona, altri parlano dello stesso Ferrero in terza persona e con toni da ufficio stampa. Della prima categoria fa parte l'intervento che smentisce l'intenzione del partito di uscire dalle giunte locali di centrosinistra (Ferrero ha chiuso ogni porta alle alleanze centrali con il PD, cordialmente ricambiato).
Ecco il teorema: "In merito alle singole esperienze amministrative locali, valuteremo caso per caso la necessità e l’agibilità della nostra presenza al governo, ove se ne presenterà occasione e modo per discuterne, non certo decidendo, con decisioni unilaterali e onnicomprensive, di uscire da tutte le giunte".
Detesto rimpiangere Bertinotti.
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