I capi di stato del G-8 riuniti in Giappone hanno approvato una risoluzione che impone di ridurre le emissioni globali di carbonio del 50% entro il 2050 (leggi il testo ufficiale in inglese).
Potrebbe sembrare una grande notizia, ma in realtà le cose sono molto più confuse. Intanto, su pressioni soprattutto di USA e Russia, l'accordo specifica che questo obiettivo potrà essere raggiunto solo attraverso una azione globale, in particolare con il contributo di tutte le maggiori economie mondiali, coerentemente con il principio di responsabilità diverse ma condivise e delle rispettive capacità. La frase, malgrado sia scritta in stretto diplomatichese, chiarisce che le otto potenze occidentali non intendono muoversi da sole ma pretendono il coinvolgimento delle economie rampanti (Cina e India, ma anche Brasile, Indonesia, Messico, Malaysia, ecc.).
Il secondo punto di debolezza è che non vengono fissati traguardi intermedi, senza seguire l'esempio della riduzione del 20% programmata in sede europea per il 2020. Secondo gli Stati Uniti l'obiettivo europeo è "non realistico". Rispondendo alle critiche di chi giudicava l'impegno al 2050 troppo labile il primo ministro giapponese Yasuo Fukuda ha replicato che "i G-8 metteranno in pratica politiche aggressive di medio termine per ridurre le emissioni sulla base delle scelte delle singole nazioni".
Nel documento si parla di promuovere le energie rinnovabili, di mettere in atto venti progetti pilota di stoccaggio sotterraneo di CO2 entro il 2010, di forestazione e di rifiuti, con la diffusione delle cosiddette 3R (riduzione, riuso, riciclo). C'è un accenno anche al nucleare, dove però il Giappone ha imposto una iniziativa che verifichi la compatibilità degli impianti con la non proliferazione, la salute pubblica e la sicurezza.
In sostanza gli impegni presi ad Hokkaido sono forse meno vincolanti di quelli del vertice tedesco dello scorso anno. Malgrado questo sia Manuel Barroso che Angela Merkel si sono dichiarati "molto soddisfatti".
E l'Italia? “Tutti hanno condiviso” ha detto Berlusconi “la necessità di richiamare anche i cinesi al rispetto degli accordi internazionali perché non si può accettare che i nostri paesi siano sottoposti a regolamenti ambientali, di tipo sociale, relativi ai mercati finanziari, e che invece la Cina, che è causa prima dell’incremento dei prezzi delle materie prime e del petrolio, si sottragga'’.
Berlù ha aggiunto che si aspetta “mille nuove centrali nucleari nel mondo”. A posto.
La discussione non è conclusa. Riprenderà domani con una fase interessante, nella quale saranno coinvolti i rappresentanti dei paesi in via di sviluppo, i cosiddetti Outreach Five (India, Cina, Messico, Brasile e Sud Africa).
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