Secondo Forbes Thomas Boone Pickens, il cui patrimonio netto è stimato in circa tre miliardi di dollari, è il 117° uomo più ricco d'America e il 369° del mondo. La sua fortuna l'ha costruita sul petrolio, sui diritti idrici e con la strategia dei takeover industriali, essendo a capo di BP Capital Management, uno dei più aggressivi hedge fund.
T. Boone Pickens è texano di fede repubblicana (ha sostenuto la breve campagna presidenziale 2008 di Rudolph Giuliani) e negli ultimi mesi ha riempito le cronache americane con il progetto di costruire la più grande centrale eolica del mondo, con 2000 turbine per un totale di 4000 Megawatt, pari alla produzione di due centrali nucleari di medie dimensioni e al consumo di un milione di cittadini americani. Il preventivo di progetto arriva a 10 miliardi di dollari e in una intervista a Fast Company il miliardario ha dichiarato candidamente di farlo "solo per i soldi" e di aspettarsi dall'investimento una rendita "minimo del 15%, probabilmente più vicina al 25%".
Pickens ha elaborato una strategia di sviluppo centrata sugli investimenti in energie rinnovabili come eolico, solare e biogas e la spiega nel dettaglio sul sito Pickensplan. Pickens espone delle tesi semplici che partono dal dato che nel 1970 gli USA importavano il 24% del fabbisogno di petrolio, che oggi è diventato il 70% e continua a crescere. L'import di petrolio costa agli USA 700 miliardi di dollari l'anno, quattro volte la guerra in Iraq. Il picco della produzione mondiale di petrolio è stato nel 2005 e da allora la produzione è scesa, malgrado la domanda continui ad aumentare. Perciò, secondo il tycoon, è ora di pensare a delle alternative valide e "l'America è l'Arabia Saudita del vento". L'energia eolica sarà la "rinascita economica dell'America rurale".
Pickens non ha esitazioni sulla validità del progetto ma dichiara che non piazzerà le turbine nel suo ranch perché "sono brutte". "Le metterò sul terreno dei vicini, a cui pagherò una royalty dal 4 al 7%, ovvero da dieci a ventimila dollari l'anno a turbina".
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