Mancano solo 28 giorni al voto per le elezioni regionali in Sardegna e cresce l'interesse verso un appuntamento che potrebbe celare risvolti pesanti anche in Continente.
Renato Soru (51), presidente uscente dimissionario lo scorso novembre, ha preteso e ottenuto senza discutere la ricandidatura del centrosinistra, che invano aveva cercato di convincerlo a ritirare le dimissioni e non andare adesso a nuove elezioni.
Anche il centrodestra è rimasto spiazzato davanti alle elezioni immediate, con una serie di candidati potenziali che si sono rapidamente annullati a vicenda. Il primo a defilarsi è stato Beppe Pisanu (72), poi la lotta tra il sindaco di Cagliari Emilio Floris (65 anni, FI) e il senatore di AN ed ex sindaco Mariano Delogu (75) è stata risolta con una mossa più autoritaria che autorevole da Berlù in persona, che ha designato quale sfidante dell'inventore di Tiscali Ugo Cappellacci (49), già coordinatore regionale di Forza Italia e assessore al comune di Cagliari.
La candidadura di Cappellacci non ha certo suscitato un'ovazione è rischia di mettere in seria difficoltà la destra sarda, che pure nell'isola può contare su una larga alleanza che comprende anche l'UDC di Casini.
I sondaggi vedono Soru in vantaggio e innervosiscono Berlusconi, che sta spendendo molto tempo in Sardegna per sostenere Cappellacci. L'atmosfera non è trionfale, malgrado il momento politico dovrebbe favorire nettamente la destra. E infatti ieri Berlù ha tenuto a precisare che le elezioni in Sardegna "non sono un test politico per il governo", che non è certo la frase che pronuncia chi è convinto della vittoria.
Renato Soru è profondamente sgradito dal premier, di cui è una sorta di alter ego, con però 21 anni in meno. Imprenditore e innovatore di successo, approdato alla politica dopo l'affermazione professionale, Soru è riservato e ombroso ma a parte il carattere sembra ripercorrere le tracce del Berlusconi degli anni '80. Voci ricorrenti insistono sul fatto che Berlù avrebbe individuato in Renato Soru un potenziale futuro avversario dopo un profondo ricambio nel PD e nel centrosinistra. Ecco perché il premier si sta adoperando in prima persona per evitare una sua conferma, che lo lancerebbe sulla scena politica nazionale e ridarebbe ossigeno al centrosinistra in vista delle europee e delle amministrative di giugno.
In questa partita il povero Cappellacci è solo una umile comparsa.
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