Alla fine l'Organizzazione Mondiale della Sanità non ha resisitito e ha dichiarato lo stato di pandemia della influenza H1N1. Scelta assolutamente incomprensibile se si pensa che, alla data in cui l'OMS ha dichiarato la pandemia, la H1N1 aveva causato 144 vittime, ovvero molto meno di quante ne muoiano ogni giorno per una normale influenza.
L'influenza che colpisce ogni inverno infetta da 300 milioni a un miliardo di persone e causa dalle 250.000 alle 500.000 vittime l'anno (almeno 8.500 in Italia). si tratta per la maggior parte di anziani, ma il 20% ha meno di 65 anni e non rientra nella fascia a rischio.
L'influenza suina ha già superato la fase di picco in Messico, dove era stato registrato l'inizio del contagio. Ma dal 2005 (a seguito dell'altra pandemia fantasma, l'influenza aviaria) l'OMS ha modificato la sua classificazione, che per la pandemia prima prevedeva "numerose, simultanee manifestazioni epidemiche in tutto il mondo con un numero enorme di morti e malati". Dal 2005 per dichiarare una pandemia basta "una catena di trasmissioni da uomo a uomo che portino a episodi epidemici a livello di comunità". Questo deve succedere in almeno due luoghi del pianeta e la causa deve essere un virus influenzale di origine animale o umano-animale (il cosiddetto riassortimento genetico). Ed ecco fabbricata la nuova pandemia, con titoli sui media del pianeta, le aziende farmaceutiche che producono antivirali a stappare champagne e l'OMS a dare un senso alla propria esistenza.
La prima proiezione relativa all influenza dei polli fu emessa dall'OMS nel 2004 e ipotizzava 150 milioni di vittime quando il virus fosse stato in grado di trasmettersi da uomo a uomo. Per non parlare delle previsioni apocalittiche fatte a suo tempo per la SARS.
L'influenza suina non è più contagiosa della normale influenza di stagione e i suoi effetti sono decisamente meno gravi, ma permette all'OMS di dare un senso alla propria esistenza.
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