mercoledì 3 febbraio 2010

I porti italiani attaccano la spina

I presidenti delle Autorità Portuali di Venezia (Paolo Costa) e La Spezia (Lorenzo Forcieri) hanno firmato martedì scorso a Roma con l'amministratore dell'Enel Fulvio Conti "protocolli di intesa finalizzati a ridurre le emissioni". I due porti realizzeranno in collaborazione con ENEL una rete di allacci in banchina per fornire le navi di energia ed evitare che queste tengano accesi i motori in sosta per alimentare i generatori di bordo. Venezia e La spezia seguono Civitavecchia, che ha già avviato una serie di interventi cimpresa la realizzazione di un impianto fotovoltaico per la produzione dell'energia direttamente in porto.
L'idea non è nuovissima. Alcuni porti nordamericani (Vancouver, Seattle, Los Angeles, Long Beach) l'hanno già messa in pratica e l'Unione delle Città Baltiche (UBC) ne aveva promosso la realizzazione in un progetto europeo chiamato New Hansa. Il problema più serio è che ancora poche navi sono equipaggiate con attrezzature in grado di sostituire i generatori di bordo con alimentazione esterna.
La marina mercantile produce il doppio delle emissioni dell'aeronautica, ma mentre quest'ultima è spesso oggetto dell'attenzione mediatica pochi sembrano interessarsi dell'inquinamento causato dalle navi. Il problema non sono solo le emissioni di CO2, lo zolfo e le polveri sottili ma anche l'azoto, che in mare funziona da concime incrementando notevolmente i fenomeni delle fioriture algali.
Secondo uno studio dell'Università del Delaware citato dal New York Times le emissioni navali causano 70.000 morti l'anno per malattie polmonari, destinati a crescere fino a 85.000 entro il 2012. Anche per questo la Commissione Europea sta cercando di ridurre la quantità di zolfo contenuta negli olii combustibili utilizzati dalle navi. Attualmente la soglia massima è del 4.5%, destinata a scendere allo 0.5% entro il 2020.

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