Il ministro dell'economia Giulio Tremonti, che io chiamo da molto tempo il capoclasse per meriti guadagnati sul campo, ha dichiarato un reddito imponibile di 39.672 €. Lo scorso anno il capoclasse aveva un reddito di oltre 4 milioni di Euro.
Visto il soggetto, il ruolo e la sua formazione professionale nessuno può dubitare che il dato sia veritiero. Una nota ministeriale chiarisce che per 3monti hanno pesato la chiusura del suo studio da tributarista e un contributo previdenziale riferito ai redditi dell'anno precedente.
Resta il problema di immagine di come il ministro che ha spergiurato di "non mettere mai le mani nelle tasche degli italiani" possa avere un reddito più basso di un artigiano o di un professionista di provincia.
Nella "Italia che lavora", tanto cara alla destra e a 3monti, un reddito sotto i 40 mila Euro per un ministro non sembra un dato credibile. Difficile poi proclamare la lotta spietata all'evasione, esaltare lo scudo fiscale, dichiarare che una riforma delle tasse è alle porte. Impossibile prendersela con il ristoratore che dichiara 15mila o il parrucchiere che non supera i novemila.
Nei 39mila Euro dichiarati da 3monti io leggo la filosofia e l'ideologia del governo della destra, ovvero la prevalenza dell'interesse personale su quello pubblico. La volontà di avvalersi di ogni possibile meccanismo ed artificio fiscale per dichiarare il reddito più basso possibile, anche a costo di mettere in discussione la propria credibilità.
Io avrei consigliato ad un ministro in carica, specialmente se con una delega all'economia, di diluire le potenziali detrazioni per evitare di dichiarare un reddito da funzionario (neppure dirigente) pubblico. Ma la tentazione per il capoclasse è troppo forte, stiamo parlando del suo mestiere e soprattutto dei suoi soldi.
L'immagine e la reputazione vengono dopo. E anche l'Italia, purtroppo.
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