Mancano poco più di otto mesi all'inizio della COP-16 di Cancun, la prossima conferenza mondiale sul clima dopo Copenhagen.
Dopo la delusione danese le aspettative sembrano per ora molto basse. Kunihiko Shimada, capo negoziatore per il Giappone, ha già dichiarato di ritenere un accordo a Cancun "quasi impossibile", spalleggiato dal direttore generale per le politiche climatiche UE Jos Delbeke che raccomanda di "non ripetere gli errori di Copenhagen".
La scorsa settimana il ministro dell'ambiente messicano Juan Rafael Elvira Quesada ha partecipato all'incontro dei 27 ministri europei a Bruxelles, illustrando le intenzioni del governo del Messico. Secondo il ministro Quesada la strada verso Cancun non deve essere centrata su un trattato legalmente vincolante, ma su azioni concrete che permettano di avviare i finanziamenti per i paesi in via di sviluppo, come previsto dal Copenhagen Accord. Quesada ritiene importante la definizione di accordi su temi cruciali come la deforestazione nei paesi in via di sviluppo (REDD), la quantificazione dei finanziamenti a lungo termine, gli obiettvi di riduzione delle emissioni.
Il Messico fa parte dei paesi in via di sviluppo e intende garantire attenzione e priorità per le loro esigenze. Il mese scorso il ministro Quesada è stato in India e sta organizzando per giugno un summit con i 56 paesi africani.
Nel frattempo l'incertezza politica si riflette sui mercati finanziari, dove tutte le grandi aziende del settore delle energie rinnovabili hanno subito cali considerevoli dopo Copenhagen. Anche il credito di carbonio europeo, che regola il mercato mondiale del CO2, è sceso del 3% attestandosi a 13.14 € a tonnellata.
Il prossimo round di negoziati ONU è previsto a Bonn dal 9 all'11 aprile.
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