Secondo i dati parziali diffusi dalla Commissione Europea le emissioni di CO2 dell'Europa hanno registrato nel 2009 un calo dell'11%, il maggiore ribasso mai registrato. La causa è essenzialmente la crisi economica, che ha visto la produzione industriale calare fino al 30% in alcuni settori. In misura inferiore il calo è dovuto alla progressiva conversione energetica, che vede la quota di energia prodotta da fonti rinnovabili in costante aumento.
La conseguenza di questa flessione è il mancato ricorso all'ETS, l'Emission Trading Scheme che permette alle industrie inquinanti di acquisire crediti investendo in interventi virtuosi nei paesi in via di sviluppo. Il mercato del carbonio non è argomento semplicissimo e non proverò a liquidarlo in poche righe. Il prezzo attuale di mercato per una tonnellata di CO2 è di 13.08 €, mentre il massimo si è registrato con i 16.63 € dell'11 maggio 2009.
La riduzione delle emissioni è parecchio oltre il tetto previsto e lascia le industrie europee con un surplus di circa 80 milioni di tonnellate di CO2. Questo "bonus" potrà essere rivenduto sul mercato o utilizzato per aumentare le soglie massime di inquinamento nei prossimi anni, quando la produzione industriale dovrebbe riprendere un trend positivo. Se il bilancio delle emissioni torna attivo anche nei settori più inquinanti, come acciaio e cemento, le industrie non hanno ovviamente nessun interesse a convertire i propri processi produttivi.
Alcuni osservatori propongono tetti di emissione più restrittivi in tempo di crisi, ma altri giudicano che questo porterebbe poi alla richiesta di limiti molto meno stringenti nel momento in cui l'industria europea ritornerà in buona salute. Insomma, un gran casino.
Il Financial Times, con il consueto distacco realista, nota che ogni teoria va rispettata ma che il dato fondamentale è che dovremmo essere comunque contenti del calo delle emissioni, non importa come questo viene raggiunto.
Nessun commento:
Posta un commento