La politica agricola comunitaria (CAP/PAC) divora quasi 60 miliardi di Euro, il 40% del bilancio dell'Unione Europea, risultando con grande distacco la prima fonte di spesa UE. Ed è ora di rimetterci le mani, perché il 1 gennaio 2014 entrerà il vigore la nuova PAC, la prima costruita sull'Europa allargata ai paesi dell'ex blocco sovietico. Giovedì scorso Bruxelles ha presentato La PAC verso il 2020: rispondere alle future sfide dell'alimentazione, delle risorse naturali e del territorio, una comunicazione che traccia le prime linee della nuova politica agricola comunitaria. Il commissario romeno Dacian Cioloş ha sottolineato come la nuova PAC dovrà garantire "una crescita sostenibile, intelligente e inclusiva". Gli aiuti saranno maggiormente orientati verso gli agricoltori attivi e in tutti i programmi saranno inserite considerazioni in materia di ambiente, cambiamento climatico e innovazione.
Quello presentato giovedì scorso è un documento di indirizzo politico, che individua tre opzioni: la prima vede solo dei cambiamenti graduali, la seconda punta a una politica più ecologica, equa, efficiente ed efficace, la terza vorrebbe abbandonare le misure di sostegno al reddito e le misure di mercato e concentrare l'azione sugli obiettivi in materia di ambiente e cambiamento climatico. Si attendono le reazioni di Francia, Germania e Spagna che sono i grandi "clienti" della PAC (la Francia da sola incassa 10.44 miliardi di Euro, Germania e Spagna 7.5 a testa).
Il nuovo regolamento è previsto per la metà del 2011.
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