Giovedì scorso il Parlamento Europeo ha approvato il testo di una nuova direttiva per lo smaltimento dei rifiuti elettrici ed elettronici, destinata a sostituire quella in vigore dal 2004 nota con l'acronimo WEEE, che sta per waste electrical and electronic equipment. Il provvedimento, presentato dal deputato tedesco Karl-Heinz Florenz (CDU), mira a rendere molto più stringenti le norme per il conferimento dei rottami elettronici.
Le stime parlano di nove milioni di tonnellate di rifiuti elettronici l'anno, che significa più di 22 Kg per ogni cittadino europeo. Oggi meno del 30% viene riciclato, mentre il resto va in discarica. I più virtuosi sono gli Svedesi, con 16 Kg per abitante. In Italia solo uno dei 22 Kg viene riciclato.
Secondo il testo approvato i rifiuti elettronici dovranno essere riciclati con percentuali dal 50 al 75% entro il 2016 a seconda della tipologia. Un articolo cruciale prevede che le spese di smaltimento siano divise tra produttori, venditori e utenti, mentre oggi sono generalmente a carico della comunità locale, quindi degli utenti.
I rifiuti elettronici hanno componenti fortemente tossici ma anche una percentuale di metalli preziosi. Ad esempio da centomila telefonini si possono ricavare 25 Kg di argento, 2.4 Kg di oro e 900 Kg di rame.
Il testo ha avuto 580 voti favorevoli, 37 contrari e 22 astenuti. Tra i contrari brillano gli europarlamentari della Lega Nord, che inebriati dal federalismo non sembrano interessati al problema (confrontare il verbale di votazione a pag. 53).
Per entrare in vigore la nuova direttiva dovrà passare il vaglio del Consiglio Europeo. Il dibattito è in agenda per il prossimo mese di marzo e si prevedono forti resistenze dei paesi meno virtuosi, Italia in testa.
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