Eco dalle Città descrive nei dettagli un esempio dell'incoerenza normativa italiana. Il casus è il bando pubblico del Comune di Torino che vorrebbe utilizzare i residui delle potature degli alberi della città, sia quelli dei parchi e dei viali urbani, sia queli dei boschi e degli altri spazi verdi di proprietà comunale. Si tratta di circa tremila tonnellate o diecimila metri cubi di residui vegerali, che possono essere utilizzati come bio combustibile. Il bando scade il 4 ottobre e la base d'asta è di 500 Euro.
Ottima idea, direi. Invece no, perché a norma di legge le potature delle piante urbane non sono "beni" ma rifiuti urbani (art. 10 punto d) del DL 3 dicembre 2010, n.105), e andrebbero smaltite nei termovalorizzatori. Non potrebbero quindi essere usate per produrre energia nelle centrali a biomasse, nè utilizzate come combustibile (cippato, pellet, ecc.). Le potature dei boschi possono invece fregiarsi del prestigioso titolo di combustibile.
Il dotto parere viene dalla Fiper (Federazione Italiana Produttori di Energia da Fonti Rinnovabili), alla quale Eco dalle Città aveva chiesto un chiarimento.
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