lunedì 17 ottobre 2011

Europa, emissioni OK ma non in Italia

L'Agenzia Europea per l'Ambiente ha diffuso le stime preliminari delle emissioni di gas serra nel 2010, che vedono una crescita del 2.4% rispetto al 2009 (2.3% nei 15 paesi che hanno sottoscritto il protocollo di Kyoto, tra i quali l'Italia). Il 2009 aveva visto invece una drastica riduzione del 7.1%, dovuta alla crisi economica più che a politiche virtuose.
Le emissioni nel 2010 sono cresciute dappertutto meno che in Irlanda, Spagna e Grecia. Il dato generale sulla base degli obiettivi di Kyoto è ancora in linea: siamo a -10.7% rispetto al 1990, mentre il protocollo prevede una riduzione dell'8% entro la fine del 2012. Questo riguarda i 15, perché l'Europa a 27 raggiunge una riduzione del 15.5% sui valori del 1990, dovuta essenzialmente alla riconversione economica del blocco ex-sovietico. Ma i paesi dell'Est non hanno obblighi non avendo sottoscritto Kyoto.
Se i dati collettivi sono discreti, i valori nazionali differiscono notevolmente. Le sole tre nazioni che non raggiungono l'obiettivo della riduzione dell'8% sulla base del 1990 sono Austria, Italia e Lussemburgo. I dati di dettaglio dell'Italia dimostrano come il nostro paese sia ancora distante 1.7% dall'obiettivo di otto punti in meno entro il 2012. Questo tenendo conto delle emissioni reali, delle azioni intraprese con i meccanismi flessibili e della contabilizzazione del CO2 "sequestrato" dalle foreste (LULUCF).
In sostanza l'Italia non è riuscita a ridurre a sufficienza le proprie emissioni e dovrà bilanciarle con altre azioni dei meccanismi flessibili del protocollo di Kyoto. In pratica dovrà comprare quello che non ha saputo fare, spendendo molto denaro.

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