lunedì 12 dicembre 2011

I 20 minuti che hanno salvato la COP

Alle 2 e 40 di domenica 11 dicembre la presidente della COP, il ministro degli esteri sudafricano Maite Nkoana-Mashabane, chiede una interruzione. I delegati rimasti a Durban soso stremati, questa è in pratica la seconda notte in bianco alla ricerca di un accordo che sembra impossibile.
La presidente convoca una riunione informale, una indaba a cui ordina di partecipare a Cina, India, Usa, Gran Bretagna, Francia, Svezia, Gambia (portavoce di African Group), Brasile e Polonia (presidente di turno UE). La riunione è a porte aperte, come mostra la foto sopra nella quale si riconoscono Todd Stern per gli USA, Connie Hedegaard con il ministro polacco, la tostissima ministra indiana Jayanthi Natarajan e il caponegoziatore cinese Xie Zhenhua. Gli altri delegati si stringono attorno ad ascoltare.
Politicamente nel gruppo dei decisori si notano le assenze di Russia e Giappone, mentre le nazioni in via di sviluppo sono rappresentate dalle quattro che formano l'alleanza BASIC (Brasile, Sud Africa, Cina e India) e nessun altro dei 131 paesi del gruppo G77.
Questa indaba durerà una ventina di minuti e permetterà di trovare una intesa che alla ripresa della sessione plenarià porterà alla approvazione di tutti i documenti. Gli USA, di fronte all'accordo tra Europa e BASIC sono costretti ad allinearsi, così come la Cina e soprattutto l'India cedono alle richieste sudafricane. La geopolitica del pianeta è cambiata, probabilmente per sempre.

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