venerdì 20 aprile 2012

Come è sporca quella nuvola

La nuvola del Cloud Computing continua a crescere velocemente sopra le nostre teste, gonfiata dalla mole di dati dei server. La maggior parte di questi server, che a loro volta aumentano progressivamente di numero e di potenza per gestire questa massa imponente di informazioni, è alimentata con energia prodotta con fonti fossili inquinanti. Insomma, quella nuvola non è affatto pulita.
Il report 2012 di Greenpeace si intitola How Clean Is Your Cloud e analizza le performance ambientali di 14 colossi della ICT: Akami, Amazon, Apple, Dell, Facebook, Google, Hewlett-Packard, IBM, Microsoft, Oracle, Rackspace, Salesforce, Twitter e Yahoo. I risultati sono mediocri, con giudizi pessimi per Amazon e Apple, tra i peggiori. Se la cavano Google e Yahoo.
Sfogliando le 52 pagine del report si scoprono molte cose interessanti. I più grandi data center consumano tanta energia quanta 180.000 abitazioni. Più della metà dell'energia consumata dai server di Apple proviene da centrali a carbone. E' il dato peggiore in assoluto, ma Oracle è poco distante.
I dati sono stati immediatamente contestati da molte delle aziende, ma anche mettendo in discussione la loro attendibilità non si può ignorare un tema finora affrontato con superficialità: l'impatto ambientale della "nuvola" e dei data center, destinato a crescere sempre di più.

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