In un intervento pubblicato ieri da Il Sole il ministro dell'ambiente Corrado Clini riassume i punti qualificanti dell'Agenda Monti sui temi ambientali. E implicitamente ne rivendica la paternità. Sono principi condivisibili e del resto in larga parte già applicati in altri paesi. Principi che peraltro il governo Monti non ha messo in pratica né avviato, se non in minima parte.
Si parla molto di "decarbonizzazione dell'economia" attraverso un piano che sarebbe "la piattaforma in cui vanno collocate le misure della Strategia energetica nazionale, per recepire le direttive che regolano il mercato dei permessi di emissione, l'efficienza energetica e la fiscalità energetica, per promuovere la mobilità a bassa intensità di carbonio e a basse emissioni, per sostenere la chimica verde e dei biocarburanti di seconda e terza generazione". Non c'è però accenno alle fonti di energia previste e privilegiate, tradizionali o rinnovabili che siano, né degli incentivi previsti per il settore. Non una parola sulla conferma della rinuncia al nucleare.
Viene nominato un "piano nazionale per l'adattamento ai cambiamenti climatici e la sicurezza del territorio", che dovrebbe essere realizzato con un mix di risorse pubbliche e private. Per quanto riguarda le risorse pubbliche, il ministro clini auspica che queste siano escluse dal patto di stabilità. Come Coordinamento Agende 21 Italiane, con il supporto di ANCI, proponemmo nel 2007 al governo di escludere dal patto di stabilità gli investimenti degli enti locali per la produzione di energia rinnovabile e le misure di adattamento. Succedeva sei anni fa. Ai tempi Corrado Clini era direttore generale del ministero dell'ambiente.
Si parla molto di "decarbonizzazione dell'economia" attraverso un piano che sarebbe "la piattaforma in cui vanno collocate le misure della Strategia energetica nazionale, per recepire le direttive che regolano il mercato dei permessi di emissione, l'efficienza energetica e la fiscalità energetica, per promuovere la mobilità a bassa intensità di carbonio e a basse emissioni, per sostenere la chimica verde e dei biocarburanti di seconda e terza generazione". Non c'è però accenno alle fonti di energia previste e privilegiate, tradizionali o rinnovabili che siano, né degli incentivi previsti per il settore. Non una parola sulla conferma della rinuncia al nucleare.
Viene nominato un "piano nazionale per l'adattamento ai cambiamenti climatici e la sicurezza del territorio", che dovrebbe essere realizzato con un mix di risorse pubbliche e private. Per quanto riguarda le risorse pubbliche, il ministro clini auspica che queste siano escluse dal patto di stabilità. Come Coordinamento Agende 21 Italiane, con il supporto di ANCI, proponemmo nel 2007 al governo di escludere dal patto di stabilità gli investimenti degli enti locali per la produzione di energia rinnovabile e le misure di adattamento. Succedeva sei anni fa. Ai tempi Corrado Clini era direttore generale del ministero dell'ambiente.
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