martedì 9 luglio 2013

Croazia in Europa, effetti collaterali/1

La Croazia dal 1 luglio è il 28° paese dell'Unione Europea e deve attuare e verificare tutte le regole comunitarie. Tra queste anche i rigidi standard di qualità che regolamentano le importazioni di prodotti alimentari da paesi esterni alla UE. Fino alla scorsa settimana la Croazia importava dalla Bosnia 60 milioni di litri di latte ogni anno. Ma la Bosnia è da tempo nel mirino di Bruxelles, che lamenta la mancanza di una autorità che garantisca la qualità e la tracciabilità dei prodotti bosniaci. La Bosnia è ancora divisa in due entita politiche semi-indipendenti, quella serba e quella croato-musulmana. Non ha un ministero dell'agricoltura né autorità nazionali nel settore agroalimentare. Così i prodotti bosniaci non possono entrare in Europa fino a quando Sarajevo non fornirà le garanzie necessarie.
Gli allevatori bosniaci sono disperati, perché il loro mercato principale, la Croazia, da lunedì scorso è chiuso. Si stima che il blocco delle esportazioni in Croazia comporti una sovraproduzione di 100.000 - 150.000 litri di latte al giorno in Bosnia. La colpa non è di Bruxelles ma delle autorità bosniache, che non sono riuscite ad adeguarsi alle richieste europee. Si cerca di trovare una soluzione transitoria, ma sembra che serviranno almeno tre mesi perché il latte bosniaco possa tornare ad essere esportato. Stesso problema per polli e uova, dove lo stop previsto è di almeno sei mesi e forse un anno.

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