Ignazio Marino è stato di parola realizzando in tempi rapidissimi la chiusura al traffico privato di Via dei Fori Imperiali, che era uno dei punti qualificanti della sua campagna elettorale. Alcuni sostengono che sia stato anche troppo veloce. Secondo questi detrattori la viabilità del centro di Roma meriterebbe studi approfonditi, consultazioni e contraddittori, e non si risolve con colpi di mano. Di certo il sindaco Marino ha voluto dare un segnale forte di cambiamento e di concretezza, rischiando anche personalmente. E infatti di vaffa ne sono arrivati parecchi.
L'essere umano, particolarmente quando guida un mezzo di trasporto, è estremamente abitudinario e odia i cambiamenti. La mia esperienza di assessore al traffico, qualche anno fa, mi ha insegnato che il cittadino medio detesta modificare i percorsi che fa da anni. Qualunque nuova proposta viene immediatamente bollata come sbagliata. Se poi la modifica è anche limitativa (senso unico, riduzione della sosta, divieto di transito, ecc.) l'avversione è anche maggiore. Inoltre la percezione dell'interesse collettivo è bassissima, quindi il benessere della comunità è sempre subordinato alla convenienza personale. Non è un caso che anche a Roma i più agguerriti contro la chiusura dei Fori siano i residenti delle vie limitrofe, che hanno subito un inevitabile aumento del traffico.
E poi ci sono i commercianti. Che dopo solo mezza giornata feriale (cioè questo lunedì 5 agosto mattina, non proprio orario di punta per lo shopping) già hanno emesso il verdetto. Su La Repubblica la titolare di un panificio parla di "calo del 25-30%" e minaccia licenziamenti. E arriva, puntuale, la minaccia della serrata. Che, diciamolo, non è esattamente una novità. Tutti i commercianti di qualunque città d'Italia all'istituzione di limitazioni al traffico o di isole pedonali minacciano la serrata. Che spesso è preceduta da una fiaccolata notturna, una specie di processione profana in omaggio alla dea automobile. Mi pare che di fiaccolata i commercianti di Via Merulana non abbiano ancora parlato. Va anche detto che le serrate vengono minacciate, ma in realtà poi non si fanno quasi mai.
La verità è che le scelte sul tema del traffico e della viabilità sono necessariamente autoritarie. Invece il comitato Trappola per i Fori, spalleggiato dalla destra romana, chiede un referendum. Soluzione impraticabile, per i motivi che spiego qui sopra. Perché la gente odia essere obbligata a cambiare abitudini e tutti direbbero che era molto meglio prima. Le scelte sul traffico deve prenderle chi amministra. Il quale ne è ovviamente responsabile e, se ha sbagliato, pagherà in termini di consenso.
Possono esserci errori e sottovalutazioni, certo, perché nessuna simulazione è in grado di analizzare alla perfezione un fenomeno complesso come il traffico urbano. Nella mia città, prima di pedonalizzare il corso principale, misurammo per giorni quante auto passavano per predisporre misure adeguate nella via che doveva sostituire quel flusso. All'atto della chiusura, la nuova via alternativa aveva un volume di traffico pari a meno della metà di quanto previsto. Perché metà delle auto passava di lì solo per cercare un parcheggio, e questo nessuna simulazione te lo può dire.
Le scelte sul traffico, come quelle fiscali, sono autoritarie e antidemocratiche, dispiace doverlo dire ma è così. L'importante è, dopo avere messo in pratica quanto deciso, seguire con meticolosa attenzione quanto accade, attuare per tempo i necessari aggiustamenti, correggere le previsioni errate. Ma soprattutto serve tempo. Il tempo necessario alle persone per abituarsi al cambiamento, imposto e in quanto tale sgradito. In genere devono passare almeno un paio d'anni per metabolizzare, e sotto questo aspetto Marino ha fatto benissimo ad operare questa piccola rivoluzione appena insediato.
Del resto a New York il sindaco Bloomberg quattro anni fa ha pedonalizzato Times Square chiudendo al traffico Broadway che la tagliava a metà. E Broadway, non me ne vogliano i Romani, non è Via Merulana.
L'essere umano, particolarmente quando guida un mezzo di trasporto, è estremamente abitudinario e odia i cambiamenti. La mia esperienza di assessore al traffico, qualche anno fa, mi ha insegnato che il cittadino medio detesta modificare i percorsi che fa da anni. Qualunque nuova proposta viene immediatamente bollata come sbagliata. Se poi la modifica è anche limitativa (senso unico, riduzione della sosta, divieto di transito, ecc.) l'avversione è anche maggiore. Inoltre la percezione dell'interesse collettivo è bassissima, quindi il benessere della comunità è sempre subordinato alla convenienza personale. Non è un caso che anche a Roma i più agguerriti contro la chiusura dei Fori siano i residenti delle vie limitrofe, che hanno subito un inevitabile aumento del traffico.
E poi ci sono i commercianti. Che dopo solo mezza giornata feriale (cioè questo lunedì 5 agosto mattina, non proprio orario di punta per lo shopping) già hanno emesso il verdetto. Su La Repubblica la titolare di un panificio parla di "calo del 25-30%" e minaccia licenziamenti. E arriva, puntuale, la minaccia della serrata. Che, diciamolo, non è esattamente una novità. Tutti i commercianti di qualunque città d'Italia all'istituzione di limitazioni al traffico o di isole pedonali minacciano la serrata. Che spesso è preceduta da una fiaccolata notturna, una specie di processione profana in omaggio alla dea automobile. Mi pare che di fiaccolata i commercianti di Via Merulana non abbiano ancora parlato. Va anche detto che le serrate vengono minacciate, ma in realtà poi non si fanno quasi mai.
La verità è che le scelte sul tema del traffico e della viabilità sono necessariamente autoritarie. Invece il comitato Trappola per i Fori, spalleggiato dalla destra romana, chiede un referendum. Soluzione impraticabile, per i motivi che spiego qui sopra. Perché la gente odia essere obbligata a cambiare abitudini e tutti direbbero che era molto meglio prima. Le scelte sul traffico deve prenderle chi amministra. Il quale ne è ovviamente responsabile e, se ha sbagliato, pagherà in termini di consenso.
Possono esserci errori e sottovalutazioni, certo, perché nessuna simulazione è in grado di analizzare alla perfezione un fenomeno complesso come il traffico urbano. Nella mia città, prima di pedonalizzare il corso principale, misurammo per giorni quante auto passavano per predisporre misure adeguate nella via che doveva sostituire quel flusso. All'atto della chiusura, la nuova via alternativa aveva un volume di traffico pari a meno della metà di quanto previsto. Perché metà delle auto passava di lì solo per cercare un parcheggio, e questo nessuna simulazione te lo può dire.
Le scelte sul traffico, come quelle fiscali, sono autoritarie e antidemocratiche, dispiace doverlo dire ma è così. L'importante è, dopo avere messo in pratica quanto deciso, seguire con meticolosa attenzione quanto accade, attuare per tempo i necessari aggiustamenti, correggere le previsioni errate. Ma soprattutto serve tempo. Il tempo necessario alle persone per abituarsi al cambiamento, imposto e in quanto tale sgradito. In genere devono passare almeno un paio d'anni per metabolizzare, e sotto questo aspetto Marino ha fatto benissimo ad operare questa piccola rivoluzione appena insediato.
Del resto a New York il sindaco Bloomberg quattro anni fa ha pedonalizzato Times Square chiudendo al traffico Broadway che la tagliava a metà. E Broadway, non me ne vogliano i Romani, non è Via Merulana.
Salve, abbiamo ripubblicato il suo articolo su Eco dalle Città, sperando le faccia piacere.
RispondiEliminahttp://www.ecodallecitta.it/notizie.php?id=375884