venerdì 8 agosto 2014

Bignamino sulle riforme costituzionali approvate oggi

Oggi il Senato ha approvato in prima lettura il testo delle riforme costituzionali. E' un passo molto importante, il primo pacchetto articolato di riforme introdotto nella Costituzione. Ma non è così facile capirlo, perché le opposizioni e i gruppetti di dissidenti hanno rafforzato la percezione collettiva che la proposta di modifica fosse limitata alla sola scelta di abolire il Senato elettivo, eliminando il bicameralismo perfetto. In realtà non è così, ma comunque conviene per ora rimanere sul punto dell'abolizione del Senato elettivo per qualche chiarimento necessario.
Quanti paesi europei hanno nel loro ordinamento un Senato, ovvero una doppia camera? Solo dieci su 28. Dei dieci che lo hanno solo cinque lo eleggono direttamente: Cekia, Italia, Polonia, Romania e Spagna. La Romania ha appena deciso di eliminarlo con un referendum popolare. Fare a meno del bicameralismo perfetto, riducendo il Senato e limitandone le competenze, non sembrerebbe un attentato alla democrazia: la gran parte delle nazioni europee ne è privo e sembra in buona salute.
Quello che i vari Chiti, Taverna, Minzolini, Mineo e De Petris sono riusciti a fare è stato farci concentrare sulla riforma del Senato e spostare l'attenzione dalle altre riforme comprese nel pacchetto approvato oggi e che con il Senato non hanno a che fare. L'art. 15 ad esempio istituisce una doppia corsia per i referendum: chi deposita 500.000 firme per validare la consultazione dovrà sempre raggiungere la maggioranza assoluta degli aventi diritto al voto, ma per chi ne deposita 800.000 sara sufficiente la maggioranza di chi ha votato alle ultime politiche (oggi sarebbe il 37.6%). L'art. 16 vieta i famigerati decreti legge "omnibus". gli articolo 27 e 28 sopprimono rispettivamente il CNEL e le Province. L'art. 30 riforma il Titolo V della costituzione eliminando la legislazione concorrente, ovvero la possibilità per le Regioni di emanare leggi in contrasto con le norme nazionali. L'art. 34 stabilisce che l'indennità dei consiglieri regionali non può essere superiore a quella del Sindaco del comune capoluogo. L'art. 39 elimina i contributi ai partiti per i gruppi consiliari regionali.
Altre riforme dovranno essere introdotte e alcune di quelle approvate oggi saranno modificate nell'iter di approvazione. Ma il pacchetto è robusto e comprende alcuni elementi molto importanti e innovativi. Purtroppo se è parlato troppo poco.

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