Oggi su La Repubblica c'è una lunga intervista di Francesco Erbani a Peter Eisenman. Eisenman (83) esprime la sua opinione sul landscape urbanism, sul genius loci, sulla cultura del paesaggio. In tre parole: questi sono temi importanti, ma anche no. "I progetti possono anche porsi in contrasto con il genius loci. E' lecito interpretare il luogo come assenza o come un possibile testo che contiene diverse tracce e diversi segni" dice Einsenman che aggiunge "Non considero il paesaggio parte del mio linguaggio" e rivendica il primato dell'edificio, della singola architettura. Una visione in assoluto contrasto con la politica di conservazione, di tutela e di rifiuto dell'accostamento di storico e moderno imperante in Italia, vedi il recente caso dell'ampliamento dell'Hotel Santa Chiara a Venezia.
Secondo Eisenman il contesto è importante, ma non dominante. Del resto il paesaggio urbano è costantemente cambiato nel corso dei secoli e dei millenni: demolizioni e ricostruzioni hanno stratificato le città. Altrimenti non troveremmo rovine e tracce di preesistenze a metri di profondità. Si costruiva e ricostruiva sopra il vecchio, mentre da almeno mezzo secolo in Italia si può costruire solo accanto, e solo se non si "infastidisce" il contesto. Nel frattempo anche i palazzoni della speculazione edilizia anni '60 hanno superato la fatidica soglia dei 50 anni, quindi sarebbero sottoposti a vincolo monumentale. Sarebbe davvero ora di ripensare al modello di città che vogliamo.
Secondo Eisenman il contesto è importante, ma non dominante. Del resto il paesaggio urbano è costantemente cambiato nel corso dei secoli e dei millenni: demolizioni e ricostruzioni hanno stratificato le città. Altrimenti non troveremmo rovine e tracce di preesistenze a metri di profondità. Si costruiva e ricostruiva sopra il vecchio, mentre da almeno mezzo secolo in Italia si può costruire solo accanto, e solo se non si "infastidisce" il contesto. Nel frattempo anche i palazzoni della speculazione edilizia anni '60 hanno superato la fatidica soglia dei 50 anni, quindi sarebbero sottoposti a vincolo monumentale. Sarebbe davvero ora di ripensare al modello di città che vogliamo.
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